Geopolitica, finanza e de-dollarizzazione: Russia accumula riserve oro a record in 12 anni e attacca Treasuries insieme a Cina
Già alle prese con possibili ritorsioni da parte della Cina, che nelle prossime ore sarà colpita secondo indiscrezioni da dazi doganali per un valore complessivo di $60 miliardi, l’America deve fare i conti anche con le decisioni di investimento della Russia di Vladimir Putin. La banca centrale russa sta ammassando infatti oro al ritmo più sostenuto in 12 anni, smobilizzando contestualmente Treasuries Usa al ritmo più veloce dal 2011. Nel grafico, CBR sta per Central Russian Bank, appunto Banca centrale della Russia.
La notizia conferma sempre di più i timori di chi da anni lancia un alert sul processo di de-dollarizzazione, volto a detronizzare lo status di riserva valutaria numero uno al mondo del dollaro. Processo che sarebbe già in corso, e che potrebbe essere velocizzato in qualsiasi momento dalla Cina, target della politica commerciale di Donald Trump, sempre più improntata al protezionismo.
Pechino potrebbe decidere di sfoderare l’arma finanziaria più potente di cui dispone: la decisione di ritirarsi dagli investimenti in Treasuries, titoli di debito Usa, facendone precipitare il valore, a danno del dollaro.
D’altronde, già nel mese di gennaio le partecipazioni detenute in Treasuries da Pechino sono scivolate al minimo dal luglio del 2017. E di certo, con le sue minacce di sanzioni e tariffe commerciali punitive, Trump sta mettendo a dura prova la pazienza cinese.
L’intreccio tra geopolitica e finanza vede protagonista anche la Russia.
A tal proposito, proprio del pericolo Cina e Russia ha parlato John Hyten, comandante del Commando Strategico Usa, nel corso di un’audizione che si è tenuta al Senato nella giornata di ieri.
Hyten ha lanciato l’alert sulle armi ad alta velocità e “ipersoniche” che la Russia e la Cina stanno sviluppando, ammettendo contestualmente che gli Usa non hanno alcuna difesa che possa contrastare il dispiegamento di un tale arsenale. Il generale, che è il responsabile del nucleare in Usa, è lo stesso che aveva affermato che la Russia rappresenta “la minaccia più significativa” per l’America.
In questo contesto, si apprende ora che le riserve di oro della Banca centrale della Russia, nei giorni compresi tra il 2 e il 9 marzo, sono balzate a $455,2 miliardi, al record dal settembre del 2014.
In termini percentuali, inoltre, il 2018 si conferma di già l’anno in cui si è verificato l’aumento del valore delle riserve di oro della Russia più forte dal 2006, appunto in 12 anni.
L’incremento delle riserve da parte dell’istituto è stato un trend costante, se si considera che l’aumento è avvenuto ogni mese, a partire dal marzo del 2015, facendo della Russia il sesto principale detentore di oro a livello mondiale, dopo gli Stati Uniti, la Germania, l’Italia, la Francia e la Cina.
Tra l’altro, stando a quanto riportato dal sito RT, nel mese di gennaio, la Russia ha sorpassato la Cina, che deteneva 1.843 tonnellate del metallo prezioso.
Sia la Russia che la Cina continuano ad accumulare riserve di oro da circa 15 anni, per ridurre la loro dipendenza dal dollaro Usa, al punto che, stando ai dati del World Gold Council, l’anno scorso la Banca centrale russa è diventata leader mondiale nell’accumulare riserve di oro.
Nessun mistero, tra l’altro, sul motivo di una tale accumulazione di riserve in oro. La mossa fa parte di una strategia ben definita dal presidente russo appena rieletto Vladimir Putin, che ha fissato un target per fare in modo che Mosca sia meno vulnerabile ai rischi geopolitici. Dal 2000, l’ammontare di oro detenuto dalla Russia è volato di oltre +500%.