Bankitalia: debito sale ancora a gennaio
Prosegue in avvio d’anno la corsa del debito pubblico italiano. Nel mese di gennaio il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 23,8 miliardi, attestandosi a 2.279,9 miliardi di euro. Lo rende noto la Banca d’Italia che ha pubblicato questa mattina il fascicolo “Finanza pubblica, fabbisogno e debito“.
“L’incremento rispetto al mese precedente – ha spiegato Bankitalia – è dovuto all’aumento da 29,3 a 54,5 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro, solo in parte compensato dall’avanzo di cassa delle Amministrazioni pubbliche (1,2 miliardi) e dall’effetto complessivo degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione del cambio dell’euro (0,2 miliardi)”. Osservando la ripartizione per sottosettori, il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 23,3 miliardi e quello delle amministrazioni locali di 0,5 miliardi; il debito degli Enti di previdenza è rimasto pressoché invariato.
Per quanto riguarda le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 33,7 miliardi, in calo di 1,6 miliardi rispetto a quelle rilevate nello stesso mese del 2017. Al netto di alcune disomogeneità contabili si può stimare che le entrate tributarie siano state sostanzialmente in linea con lo scorso anno.
“Anche se non si è toccato il record assoluto del luglio 2017, pari a 2.301,585 miliardi di euro, è molto grave che il debito pubblico non abbia ancora iniziato un percorso di discesa, specie se si considera che a settembre, con tutta probabilità, il quantitative easing finirà ed in ogni caso, come annunciato l’8 marzo dalla Bce, non andrà oltre i 30 mld al mese di acquisti, ha dichiarato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori (Unc), che manda un chiaro messaggio al prossimo esecutivo. “Per questo il prossimo Governo, qualunque esso sia, dovrebbe evitare improbabili riduzioni di tasse, elargizioni a pioggia di bonus o sussidi generalizzati. Non basta più abbassare il rapporto debito/Pil, sperando in un rialzo miracoloso del Pil, ma il debito deve calare in valore assoluto, dato che è un elemento di vulnerabilità finanziaria. Altrimenti potremmo ricadere nella situazione già vissuta nel 2011″, ha concluso Dona.