Istat: vendite al dettaglio calano a gennaio, ma salgono quelle online. Consumatori: stop ad aumento Iva
Inizio d’anno in flessione per le vendite al dettaglio in Italia, ma non per quelle online. Nel mese di gennaio le vendite al dettaglio hanno evidenziato una diminuzione, rispetto al mese precedente, dello 0,5% in valore e dello 0,7% in volume; su base annua hanno invece mostrato una flessione dello 0,8% in valore e dell’1,9% in volume. Lo rende noto l’Istat in un comunicato nel quale sottolinea che le vendite di beni alimentari non subiscono variazioni, mentre quelle di beni non alimentari calano dello 0,9% in valore e dell’1,0% in volume. Soffermandosi nel trimestre novembre 2017-gennaio 2018, l’istituto segnala che l’indice complessivo è sceso dello 0,2% in valore e dello 0,5% in volume. Nello stesso periodo, le vendite di beni alimentari diminuiscono dello 0,4% in valore e dell’1,0% in volume; sostanzialmente stabile risulta l’andamento dei beni non alimentari.
Nella nota odierna l’Istat ha anche annunciato che per la prima volta è stato ampliato il campo di osservazione, che ora include anche le imprese che svolgono come attività prevalente il commercio elettronico. Stando ai dati diffusi stamattina dall’istituto, rispetto a gennaio 2017, il valore delle vendite al dettaglio è diminuito dell’1,2% sia per la grande distribuzione sia per le imprese operanti su piccole superfici, mentre il commercio elettronico è aumentato del 2,4 per cento.
Consumatori: stop ad aumento Iva
Occorre scongiurare il previsto aumento dell’Iva per non cadere in una pericolosa fase di recessione nei consumi in una situazione in cui una persona su quattro è a rischio povertà. A dirlo Coldiretti commentando il calo dello 0,8% del commercio al dettaglio a gennaio registrato dall’Istat nonostante i saldi. “La situazione di difficoltà è resa evidente dal fatto che – sottolinea l’associazione – i discount alimentari con un balzo del 3,6% sono l’unica forma distributiva a far registrare un deciso aumento delle vendite mentre il maggior calo si rileva per gli ipermercati sempre a prevalenza alimentare (-3,6%)”. Il rincaro dell’Iva, prosegue Coldiretti – colpirebbe anche beni di prima necessità come carne, pesce, yogurt, uova, riso, miele e zucchero con aliquota al 10 per cento e vino e birra con aliquota al 22% con effetti drammatici sui redditi delle famiglie e sull’andamento dei consumi in settori chiave come quello alimentare.
“Dati pessimi, le vendite calano sia su base mensile che su base annua, sia in valore che in volume. Per questo sarebbe disastroso aumentare l’Iva che, essendo un’imposta proporzionale, colpirebbe molto di più le famiglie povere e numerose, e avrebbe solo l’effetto di reprimere ulteriormente i consumi”, scrive Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.