Saudi Aramco: Ipo rischia di slittare e di saltare. Prezzi petrolio ostacolo per valutazione
L’Ipo di Saudi Aramco, il colosso petrolifero di proprietà del Regno saudita, è stata posticipata al 2019. E’ quanto riporta il Financial Times, citando funzionari britannici vicini al dossier.
Lo sbarco in borsa del gigante, potenzialmente il più grande di sempre, era atteso per quest’anno. Tuttavia, l’FT riporta che gli advisor stanno facendo fatica ad arrivare a quella valutazione della società statale da $2 trilioni auspicata dal principe saudita, Mohammed bin Salman.
Stando all’FT, Saudi Aramco preferirebbe quotarsi soprattutto al London Stock Exchange. Tuttavia, possibili piste per l’atterraggio in Borsa sono anche New York e Hong Kong.
In realtà, diverse sono le indiscrezioni circolate nelle ultime ore: c’è chi ha affermato anche che l’Ipo potrebbe saltare del tutto, e che il colosso potrebbe essere venduto direttamente a fondi sovrani asiatici o anche al governo cinese (e ciò rappresenterebbe sicuramente un boccone difficile da mandare giù per gli Stati Uniti di Donald Trump).
L’Arabia Saudita ha reso noto in precedenza di voler quotare in Borsa il 5% del gruppo numero uno al mondo per produzione di petrolio, nell’ambito di un piano di riforma economica che è stato inaugurato dal principe bin Salam.
Sicuramente, un accordo sulla quotazione non è facile da raggiungere, se si considera il trend dei prezzi del petrolio a livello globale.
Le quotazioni continuano a oscillare attorno alla soglia di $60 al barile (quelle del Brent attorno a $65 e quelle di New York, a $62 circa), mentre i colossi bancari che stanno agendo in qualità di advisor ritengono che al “gioiello della corona” debba essere riconosciuto un valore pari, per l’appunto, ad almeno $2 trilioni.
Una tale valutazione implicherebbe una quotazione in Borsa – visto che a essere quotato sarebbe il 5% del capitale – di un valore di $100 miliardi.
Saudi Aramco non solo rappresenta la fonte primaria delle entrate del Regno saudita. E’ anche considerato market mover dell’intero mercato petrolifero, per la sua capacità di influenzarne le quotazioni.
Tuttavia, un articolo del New York Times mette in evidenza come il bilancio del gigante non sia trasparente, e come sia la borsa di New York che quella di Londra considerino imprescindibili la trasparenza e la tutela degli azionisti.
Alcune fonti dell’industria energetica intervistate dal NYT hanno fatto notare anche che Aramco potrebbe far fronte a pressioni, da parte degli investitori, per non aver lanciato un piano di taglio dei costi che invece è stato avviato da altri grandi nomi del settore, come Exxon Mobil.
“Il mio timore è che non siano pronti per questo nuovo mondo”, ha commentato al quotidiano newyorchese Floris Ansingh, ex responsabile di Royal Dutch Shell in Arabia Saudita.
Ed è stato lo stesso ministro dell’energia saudita, Khalid al-Falih, a dire nel corso di un’intervista rilasciata a Bloomberg la scorsa settimana, che l’Ipo avverrà probabilmente nel 2019. D’altronde, ha detto:
“Tra il 31 dicembre e il 1° gennaio, il Regno (saudita) non perderebbe nulla. Dunque non vedo come questa scadenza a cui vi riferite (quella del 2018) possa essere significativa”.