Banche: sofferenze in calo a gennaio, tassi mutui stabili al 2,27% ma prestiti in crescita (Bankitalia)
Sofferenze in calo (ma a un ritmo meno sostenuto rispetto a fine 2017), prestiti in rialzo e tassi sui mutui stabili al 2,27% nel mese di gennaio. Questo il quadro che emerge dall’ultima pubblicazione “Banche e moneta: serie nazionali”, diffusa oggi dalla Banca d’Italia.
Nel dettaglio, secondo i dati diffusi da Bankitalia, a gennaio i prestiti al settore privato, corretti per tener conto delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bilanci bancari, sono cresciuti del 2,7% su base annua rispetto all’1,8% in dicembre. I prestiti alle famiglie sono cresciuti del 2,8% (come nel mese precedente), mentre quelli alle società non finanziarie sono aumentati dell’1,9 % (0,2% in dicembre). I depositi del settore privato sono aumentati del 5,6% su base annua (4,4% in dicembre); la raccolta obbligazionaria è diminuita del 16,7% (-16,1% nel mese precedente). Quanto alle sofferenze sono diminuite del 9,3% su base annua, mentre a dicembre erano scese del 10,3 per cento.
Tassi sui mutui stabili al 2,27%
I tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, comprensivi delle spese accessorie, sono stati pari al 2,27% (come nel mese precedente); quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo all’8,45 per cento. I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono risultati pari all’1,45% (1,5% in dicembre); quelli sui nuovi prestiti di importo fino a 1 milione di euro sono stati pari all’1,9%, quelli sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia all’1,12 per cento. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari allo 0,38 per cento.
“Dati altalenanti. A fronte di una positiva crescita dei prestiti al settore privato, si interrompe la discesa dei tassi di interesse per l’acquisto di abitazioni iniziata in agosto, che si attestano al 2,27 per cento, mentre risalgono quelli sul credito al consumo che svettano dall’8,05% di dicembre all’8,45 per cento di gennaio”, commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori (Unc). “Un balzo che non sarebbe in sé preoccupante se non fosse ormai ravvicinata la fine del QE”, sottolinea Dona.
Il riferimento arriva chiaramente all’indomani della riunione della Banca centrale europea (Bce) che ha confermato le attese della vigilia, confermando la propria politica monetaria. Dal comunicato della Bce che accompagna la decisione sui tassi, è tuttavia emerso che l’istituto di Francoforte ha rimosso la promessa di espandere il piano di Quantitative easing in “dimensioni e/o durata” in caso di deterioramento dell’outlook sull’inflazione.