Ue: Italia con squilibri eccessivi, rimane problema NPL. Ma con governo a interim, Bruxelles disposta a concedere più tempo
In questi ultimi anni, l’Italia è rimasta osservata speciale di Bruxelles per la sua eterna questione del debito pubblico e per l’altro annoso problema: quello degli NPL, ovvero dei crediti deteriorati. Ora lo è ancora di più, visto l’esito delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo che, per quanto abbia certificato il successo del M5S e della Lega di Matteo Salvini, ha innescato più di un’incertezza. Il nome del vero vincitore non si conosce ancora, visto che la legge elettorale non consente a nessuno di intascare ancora il premio. Saranno necessari accordi politici, alleanze, settimane di trattative, con la regia del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
L’Europa è ben consapevole del rischio Italia, che rimane nel mirino a causa di “squilibri macroeconomici eccessivi”, come si legge nella relazione semestrale dedicata all’argomento, resa nota in mattinata e commentata dal Commissario agli Affari economici Pierre Moscovici e dal vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis.
Tali squilibri eccessivi sono rappresentati da un debito pubblico che rimane elevato e da una protratta bassa produttività che comporta rischi di “implicazioni transnazionali, in un contesto di crediti deteriorati ancora elevati e disoccupazione”.
Sebbene il progresso compiuto dalle banche italiane nello smaltimento degli NPL sia stato più volte riconosciuto, la questione è ancora aperta: lo stock di npl “ha cominciato a scendere recentemente e pesa ancora sul capitale delle banche, sui profitti e sulle politiche di prestito“.
Dombrovskis rileva che “in Italia vediamo che la crescita si rafforza e che è attesa stabile quest’anno”, ma anche che “resta sostanzialmente sotto la media Ue (..) Insomma: ci sono ancora sfide da affrontare”.
Sul fronte debito Bruxelles parla di stabilizzazione ma sottolinea che non è stato ancora “imboccato un percorso di ferma discesa a causa del deteriorarsi del saldo strutturale“. In più, lo slancio delle riforme “è in qualche modo rallentato”. Ancora: “la competitività esterna è migliorata ma la debole produttività, legata a ostacoli strutturali, all’accelerazione del costo del lavoro e alla bassa inflazione rendono impegnativo ribaltare la perdita di competitività“.
Dunque? Bruxelles cerca di non disperare. Dombrovskis rileva anche che “un governo ad interim italiano non avrebbe il pieno mandato per attuare cambiamenti di politica di bilancio”. Un’eventualità, quella del governo a interim, che potrebbe verificarsi ma che il funzionario Ue non vuole neanche vedere come scenario più probabile.
“Non arriverei a questa conclusione“, visto che “dobbiamo vedere come si chiude il processo di formazione del governo”, tende a precisare.
Dal canto suo Moscovici si è così espresso:
“Ho sempre detto che non dobbiamo avere paura delle elezioni e non cambiato idea dopo questo voto. In Italia c’è un quadro costituzionale molto chiaro. Sono certo che andare alla formazione di un governo stabile permetterà all‘Italia di confermare il suo impegno europeo. Comunque come spiega Dombrovskis terremo conto di tutto questo nei calendari”.
Ciò significa che la Commissione europea apre – in caso di governo a interim – alla possibilità di concedere più tempo all’Italia, riguardo all’attuazione di quelle misure che sono state chieste per correggere gli squilibri macroeconomici e i conti pubblici.