Guerra commerciale: Ue si prepara a rispondere ai dazi Usa, quale impatto per l’Italia?
L’Unione europea non starà a guardare impassibile al protezionismo degli Stati Uniti e si dice pronta a reagire ai dazi su acciaio e alluminio, annunciati lo scorso 1 marzo dall’amministrazione Trump. La Commissione europea sta infatti elaborando un piano per contrastare le restrizioni commerciali a stelle e strisce. A questo riguardo si è riunito oggi a Bruxelles il collegio dei commissari, che ha appoggiato la proposta presentata dal presidente Jean-Claude Juncker, dal vicepresidente Jyrki Katainen e dal commissario per il commercio Cecilia Malmström, facendo scattare la sirena di allarme di una guerra commerciale globale.
“L’Unione Europea – si legge nella nota diffusa dalla Commissione – è pronta a reagire in modo proporzionato e pienamente in linea con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) nel caso in cui le misure statunitensi vengano formalizzate e incidano sugli interessi economici dell’Ue”. Prima di tutto si giocherà ancora la carta della diplomazia, nella speranza di convincere l’amministrazione Usa di tornare sui suoi passi. “L’Ue rimane disponibile a continuare a lavorare su questo piano con gli Stati Uniti”, ribadisce Bruxelles, secondo cui “il protezionismo non può essere la risposta, non lo è mai”. Al momento quindi non è stata presa alcuna decisione né è stata effettuata alcuna azione formale da parte della Ue, che però avverte: “Se una mossa del genere verrà presa dagli Usa e arrecherà un danno all’Unione europea, mettendo a repentaglio migliaia di posti di lavoro europei, allora dovrà essere affrontata con una risposta solida e proporzionata”.
Secondo alcune indiscrezioni, la risposta dell’Unione Europea potrebbe colpire alcuni prodotti più rappresentativi dell’abbigliamento e scarpe, ma anche della cultura alimentare del Made in Usa. I prodotti agroalimentari pesano circa 1/3 del totale di 2,8 miliardi di valore delle merci nel mirino di Bruxelles. La guerra commerciale con gli Stati Uniti potrebbe però mettere a rischio anche circa 4 miliardi di export agroalimentare Made in Italy con le esportazioni di cibo e bevande che sono aumentate del 6% nel 2017. “Gli Usa – avverte la Coldiretti – si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna. E il vino risulta essere il prodotto più gettonato dagli statunitensi, davanti a olio, formaggi e pasta”.