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Piazza Affari sbanda, dazi Usa spaventano più del rischio elezioni

2 Marzo 2018 17:39

Chiusura d’ottava con i nervi tesi sui mercati. L’ultima seduta prima dell’appuntamento con le elezioni politiche italiane ha visto i mercati pagare a caro prezzo l’annuncio di Trump sui dazi e non solo. Il Ftse Mib ha chiuso sotto la soglia dei 22 mila punti, in calo del 2,39%. Sull’obbligazionario, lo spread Btp-Bund rimane invece sordo alle tensioni pre-voto, mantenendosi in area 130 punti.

I dazi annunciati da Trump potrebbero scatenare un’ondata di protezionismo e intaccare la crescita globale. Ciò che spaventa, oltre al rischio che i paesi di tutto il mondo rispondano imponendo anch’essi i dazi, al fine di colpire l’export Usa, è anche il fatto che i dazi vengono considerati un elemento inflazionistico, in quanto tendono a tradursi in un aumento dei prezzi per i consumatori. Oggi pesano anche le parole del governatore della Bank of Japan, Haruhiko Kuroda, sulla possibile un’uscita dalla politica monetaria ultraccomodante se l’obiettivo di inflazione sarà raggiunto nell’anno fiscale 2019 (che terminerà a marzo 2020).

Tra i titoli di Piazza Affari, male soprattutto Fiat Chrysler (Fca) che ha ceduto quasi 6 punti percentuali con i dati sulle immatricolazioni in Italia che hanno visto il gruppo del Lingotto fare peggio del mercato. Si guarda anche al dossier Magneti Marelli con le ultime indiscrezioni del Sole 24 Ore che vedono tra le possibili opzioni non solo l’Ipo, ma anche la cessione con una cordata con Cdp che avrebbe mostrato interesse per il dossier, probabilmente insieme a Brembo. Opzione che potrebbe rendere più lungo il processo di valorizzazione di Magenti Marelli.

Tra le banche ribassi in linea con l’andamento del mercato con le big Unicredit e Intesa Sanpaolo scese di oltre il 2%. Tra i testimonial del lusso debacle per Ferragamo (-4,5%)

In calo anche Atlantia (-1,4%) che ha però recuperato terreno dopo l’uscita dei conti 2017 che hanno visto ricavi operativi pari a quasi 6 miliardi di euro (5,973 miliardi per l’esattezza), in crescita del 9% rispetto ai 5,48 miliardi registrati nel 2016. Il margine operativo lordo (Ebitda) si è attestato a 3,664 miliardi (+8%), mentre il risultato operativo (Ebit) è cresciuto dell’11% a 2,58 miliardi.