Elezioni: in 5 anni debito +205 miliardi, ma economia in (lenta) ripresa e occupazione in miglioramento
Un quandro a luci e ombre quello che emerge sull’Italia negli ultimi cinque anni. Se da una parte il debito pubblico è esploso, salendo di quasi 205 miliardi (+10%), dall’altra l’economia ha lasciato il territorio negativo del 2013 e imboccato la via della ripresa, crescendo nei quattro anni successivi fino al +1,5% del 2017, mentre il mercato del lavoro è migliorato, con il tasso di occupazione che ha superato quota 65% e la disoccupazione che è scesa al 10,6% nel 2017. Questi i numeri dell’ultima legislatura emersi dall’analisi Fact checking di Unimpresa su economia e finanza, condotta incrociando i dati del Tesoro, della Banca d’Italia e dell’Istat e pubblicata in vista delle elezioni.
Nel dettaglio, sul versante dell’economia, nel 2013 il prodotto interno lordo ha fatto registrare una diminuzione dell’1,70%; nel 2014, invece, è salito dello 0,10%; crescita ancora più marcata nel 2015, quando il Pil è aumentato dell’1% mentre il 2016 si è chiuso col Pil in salita dello 0,90%; la tendenza positiva si è consolidata nel 2017 quando l’espansione è stata dell’1,5%, trainata in particolare dalla produzione industriale, in netto miglioramento dal 91,50% del 2013 al 97,20% del 2017. Altalenante la fiducia delle imprese che nel corso degli ultimi cinque anni è più volte scesa e salita ma incassando comunque un bilancio positivo (dal 93,9 punti nel 2013 a 108,8 punti nel 2017).
Quanto all’occupazione (il dato misura il tasso di soggetti in attività lavorativa tra i 15 e i 64 anni), si è registrata una costante crescita dal 63,40% nel 2013 al 65,40% nel 2017. In miglioramento anche l’andamento della disoccupazione, anche se con una tendenza discontinua: il tasso delle persone senza lavoro nel 2013 era del 12,10% ed è poi aumentato, nel 2014, al 12,70%, per poi calare sensibilmente nel triennio successivo, nel 2015 all’11,90%, nel 2016 all’11,70%, nel 2017 al 10,60%.
L’inflazione resta ancora lontana dall’obiettivo del 2% indicato dalla Banca centrale europea: l’indice dei prezzi al consumo si è attestato all’1,20% nel 2013 ed sistematicamente calata nei tre anni successivi, per poi rimettersi sul sentiero della crescita nel 2017 quando l’indice è salito dell’1,20%.
Sul versante della finanza pubblica si sono registrati risultati in ordine sparso. Da un lato la voragine nei conti dello Stato che continua ad allargarsi, dall’altro il lento miglioramento di alcuni indicatori. Partendo dall’analisi sul debito pubblico, lo scorso anno ha toccato la vetta di 2.275 miliardi. Tra il 2013 e il 2017, il debito è aumentato di 204,8 miliardi (+9,89%). Dall’altro lato però si è evidenziato il miglioramento di alcuni parametri, in particolare il rapporto tra deficit e Pil, passato dal 2,90% del 2013 all’1,9% dello scorso anno, con un miglioramento dello 0,80%. La spesa per interessi sul debito pubblico ha beneficiato dell’andamento positivo dello spread, favorito, soprattutto nell’ultimo biennio, dalla politica monetaria della Bce, che ha lanciato una massiccia operazione di acquisto di titoli di Stato. Non solo. Rispetto al 2013, nel 2017 l’avanzo primario (la differenza tra entrate e uscite nelle casse dello Stato al netto della spesa per interessi) è migliorato di 0,9 miliardi (-2,97%).