Imprese: quelle straniere crescono 5 volte più della media. In quali settori e città?
Imprenditorialità fa sempre meno rima con italianità. Nell’ultimo anno in Italia a crescere di più sono state le imprese costituite da cittadini stranieri: sono aumentate quasi cinque volte più della media e, da sole, rappresentano il 42% di tutto l’aumento delle imprese registrato nel 2017. Ad oggi si contano 590mila presenze, pari al 9,6% di tutte le imprese registrate sul territorio nazionale, confermandosi come una realtà ormai strutturale nell’ambito del tessuto imprenditoriale tricolore.
Nel corso del 2017 il loro numero si è incrementato di 19.197 unità (il 42% dell’intero saldo annuale di imprese), corrispondente ad un tasso di crescita del 3,4% contro lo 0,75% fatto registrare dall’intera base imprenditoriale italiana. Questi i dati più rilevanti dell’indagine condotta da Unioncamere-InfoCamere a partire dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio, sulla presenza in Italia di imprese guidate da persone nate all’estero, con riferimento al 2017.
La conferma dell’importanza del fenomeno viene osservando il rilievo del saldo di imprese di stranieri in alcune regioni (Toscana, Veneto, Liguria, Marche) dove, senza il contributo di questa componente, il saldo regionale del 2017 sarebbe stato negativo. In altre regioni, come Piemonte, Emilia-Romagna, l’apporto dell’imprenditoria straniera ha invece contribuito significativamente ad attenuare la forte contrazione di quella autoctona, pur non riuscendo a ribaltare il segno negativo del saldo complessivo.
Il settore in cui le imprese di stranieri sono maggiormente presenti in valore assoluto è quello del commercio al dettaglio: circa 162mila imprese, il 19% di tutte le aziende del settore. Seguono i lavori di costruzione specializzati (109mila, il 21% del totale) e i servizi di ristorazione (poco più di 43mila unità, pari all’11% dell’intero comparto). In termini relativi, però, l’attività a maggior concentrazione di imprese di stranieri è quella delle telecomunicazioni dove le 3.627 aziende a guida straniera rappresentano il 33,6% degli operatori del settore. A breve distanza segue la confezione di articoli di abbigliamento, in cui le 16.141 realtà guidate da stranieri pesano per il 30% sul totale del comparto.
Geograficamente, la regione più attrattiva per l’insediamento di imprenditori stranieri è la Lombardia con 114mila unità, seguita a lunga distanza dal Lazio (77mila) e dalla Toscana (55mila). La provincia regina per concentrazione di imprenditoria straniera resta saldamente Prato, dove il 27,8% delle imprese è a guida straniera. A oltre dieci punti di distanza seguono Trieste (16%) e Firenze (15,8%).
Tra i paesi di provenienza degli imprenditori stranieri, quello più rappresentato è il Marocco. Sugli altri gradini del podio la Cina e la Romania. Dall’analisi sul territorio, si scopre che alcune nazionalità hanno eletto delle vere e proprie “patrie” imprenditoriali in alcune province italiane: è il caso dell’Egitto che concentra in provincia di Milano quasi la metà (il 44,7%) di tutte le sue imprese in Italia; o del Bangladesh che ha il suo ‘quartier generale’ a Roma, dove ha sede il 42,5% di tutte le sue imprese. Sempre a Roma si trova la comunità imprenditoriale rumena più estesa (il 15% del totale delle imprese guidate da cittadini di quel paese). Ma anche in altre province si assiste a significative concentrazioni di imprese di una data nazionalità: a Napoli ha sede il 19,6% della comunità imprenditoriale pachistana, mentre la ‘capitale’ dell’imprenditoria cinese in Italia è ormai a Milano, dove ha stabilito la propria sede l’11%.