Italia: prospettive di crescita peggiorano, l’Istat ritratta: la ripresa sarà meno intensa
La ripresa in Italia sta perdendo di intensità e le prospettive di crescita peggiorano. E’ ciò che emerge dalla nota mensile dell’Istat sull’andamento dell’economia italiana. “La lieve riduzione dell’indicatore anticipatore, che si mantiene comunque su livelli elevati, delinea uno scenario di minore intensità della crescita economica“, si legge nella nota. La produzione del settore manifatturiero registra un rallentamento, nonostante la buona dinamica delle esportazioni, e la fiducia di consumatori e imprese segna una battuta di arresto, tanto che le famiglie diventano più prudenti, riducendo i consumi e aumentando i risparmi. Lo dimostra anche il calo delle vendite al dettaglio a dicembre, che nemmeno il Natale è riuscito a evitare (Leggi QUI).
“Questo evidenzia con chiarezza quanto il nostro sistema economico sia ancora permeato da una profonda fragilità – ha commentato Emilio Viafora, presidente di Federconsumatori. “Non dimentichiamo, inoltre, che tale andamento va di pari passo con una allarmante crescita delle disuguaglianze nel nostro Paese e con un trend occupazionale movimentato essenzialmente da contratti a termine”, continua Viafora, invitando il governo che sarà chiamato a guidare il paese a gettare le basi per una ripresa stabile e duratura, avviando strategie mirate a rilanciare la crescita, rendendola strutturale.
Imprese, produzione rallenta e la fiducia continua a diminuire
In Italia, la produzione del settore manifatturiero mostra segnali di rallentamento: a novembre l’indice destagionalizzato della produzione industriale ha registrato una variazione congiunturale nulla. Nella media del trimestre settembre-novembre la produzione è diminuita rispetto al trimestre precedente (-0,2%). Nello stesso trimestre tutti i raggruppamenti principali di industrie hanno segnato diminuzioni congiunturali ad eccezione dei beni di consumo durevoli (+2,7% rispetto al trimestre precedente). Eppure gli scambi con l’estero confermano nel trimestre settembre-novembre la dinamica congiunturale positiva delle esportazioni (+2,9%) con le importazioni che aumentano in misura più contenuta (+0,6%). A questo si aggiunge un sentiment in peggioramento. A gennaio, primo mese del nuovo anno, la fiducia delle imprese ha segnato un calo ancora più marcato, determinato in larga misura dalla flessione nei servizi.
Famiglie più prudenti, aumenta la propensione al risparmio
Anche la fiducia dei consumatori segna una battuta di arresto. A gennaio il clima di fiducia dei consumatori è diminuito dopo il forte aumento registrato il mese precedente. Questo si traduce in un rallentamento dei consumi e in una maggiore propensione al consumo, nonostante il maggior potere di acquisto delle famiglie. Nel terzo trimestre del 2017, il reddito disponibile delle famiglie italiane è aumentato ad un tasso più elevato (+0,7% in termini congiunturali), determinando un significativo incremento della propensione al risparmio delle famiglie (0,5 punti percentuali), mentre la spesa per consumi finali ha segnato un lieve aumento congiunturale (+0,2%) ma in decelerazione rispetto ai due trimestri precedenti. “Comportamenti prudenziali da parte delle famiglie sono attesi proseguire anche nei prossimi mesi: a gennaio i giudizi sulle opportunità attuali di risparmio sono migliorati sensibilmente”, prevede l’Istat.
Prezzi attesi in aumento dai consumatori, più caute le imprese
Per i consumatori, la dinamica dei prezzi al consumo nei prossimi dodici mesi è attesa in forte accelerazione, con la quota di coloro che si aspettano rincari pari al 52,3% (valore più alto dall’ottobre 2013). Cautela prevale, invece, nella politica dei prezzi delle imprese manifatturiere che producono beni destinati al consumo finale: il saldo tra coloro che intendono aumentare i propri listini nel breve periodo e coloro che ne prospettano ribassi si conferma molto contenuto e in riduzione anche all’inizio del nuovo anno. All’inizio dell’anno l’inflazione si conferma moderata e in ulteriore rallentamento. A gennaio l’indice dei prezzi al consumo ha registrato una crescita su base annua (+0,8%) inferiore di un decimo di punto rispetto al mese precedente. La tendenza al ribasso è guidata dalle voci maggiormente volatili, beni energetici ma soprattutto alimentari non trasformati. Al netto di queste due componenti, l’inflazione core ha segnato il primo rialzo dall’agosto scorso (0,6% a gennaio dal 0,4% di novembre e dicembre).