Fed: tassi invariati nell’ultima riunione di Janet Yellen, inizia l’era di Jerome Powell
Con la prima riunione della Federal Reserve del 2018, in cui il costo del denaro Usa è stato lasciato invariato, si chiude l’era di Janet Yellen e si apre l’era di Jerome Powell.
Il nuovo timoniere della Banca centrale americana prenderà effettivamente il potere il 3 febbraio, dopo essere stato nominato dal presidente americano Donald Trump e confermato dal Senato Usa. E’ stata la stessa Fed a comunicare che il Fomc ha votato all’unanimità a suo favore.
I mercati non prevedono grandi cambiamenti di politica monetaria con il nuovo numero uno della Federal Reserve che, da governatore che ha lavorato a stretto contatto con Yellen, è improbabile che apporti considerevoli modifiche all’approccio finora utilizzato.
Yellen ha traghettato l’America da una politica di tassi vicini allo zero lanciata a seguito della grave recessione degli anni 2007-2009 a una nuova fase di strette monetarie graduali, che ha portato il costo del denaro al range attuale, compreso tra l’1,25% e l’1,5%.
Il Fomc, ovvero la commissione di politica monetaria dell’istituzione, è stato incoraggiato nel percorso di normalizzazione dei tassi dal miglioramento dei fondamentali economici e dal forte calo del tasso di disoccupazione, sceso al 4,1%, al minimo in 17 anni.
Dopo aver alzato i tassi sui fed funds tre volte nel 2017 e aver previsto a dicembre tre nuove strette monetarie per quest’anno, la Banca centrale Usa ha reso noto nel comunicato relativo alla riunione che si è conclusa ieri che “ulteriori aumenti graduali” sono giustificati.
Tale dichiarazione ha portato Michael Gapen, responsabile economista presso Barclays, a prevedere “quattro strette monetarie” nel corso di quest’anno.
Il Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, ha scritto nel comunicato anche che “l’inflazione a 12 mesi dovrebbe salire quest’anno e stabilizzarsi” attorno al target della Fed nel medio termine. Fiducia, dunque, nel trend delle pressioni inflazionistiche che, secondo i funzionari dell’istituzione, saranno interessati da un’accelerazione nel corso della primavera.
La stessa Fed ha fatto notare che i parametri dell’inflazione basati sui mercati sono saliti negli ultimi mesi.
A questo punto, gli analisti prevedono che la prossima stretta monetaria della Fed avverrà nella riunione di marzo. Nessun riferimento è stato fatto all’impatto che la riforma fiscale di Donald Trump avrà sull’economia con i tagli alle tasse di $1,5 trilioni a favore di aziende e famiglie.
La Fed ha fatto riferimento ai continui miglioramenti dell’occupazione e delle spese per consumi, indicando che anche gli investimenti sono solidi.
Così Lee Ferridge, responsabile multi-asset strategy North America di State Street Global Markets:
“Come ampiamente previsto, l’ultimo meeting di Janet Yellen come presidente della Federal Reserve – nonché membro del board del FOMC – si è rivelato un non-evento. I tassi, il programma di riduzione del bilancio e la dichiarazione di accompagnamento sono rimasti invariati”. Secondo Ferridge, “questa mancanza di reazione alle riunioni della Fed potrebbe diventare la regola nel 2018. Con tre rialzi previsti dai “dot” della Fed e il mercato ampiamente concorde, ci vorrebbe una divergenza significativa tra l’economia e/o l’inflazione per modificare il percorso atteso per quest’anno, divergenza che tuttavia sembra improbabile in questa fase. Probabilmente il pacchetto di riforma fiscale avrà uno scarso effetto di stimolo sulla domanda aggregata, lasciando la crescita al di sotto del 2% mentre, come è avvenuto da molti anni, è difficile riscontrare pressioni inflazionistiche coerenti e reali”.