Piazza Affari interrompe il rally, chiusura in ribasso. Euro torna sopra 1,23
Toccata e fuga dai massimi da luglio 2015 per Piazza Affari. L’indice Ftse Mib questa mattina aveva varcato la soglia dei 24 mila punti sotto la spinta dell’ok del Senato Usa per interrompere lo shutdown, ma poi ha progressivamente perso smalto andando a chiudere in territorio negativo (-0,22% a quota 23.836 punti). Ieri sera i democratici del Senato hanno accettato di votare per finanziare il governo fino all’8 febbraio.
Sul fronte macro è andato oltre le attese l’indice Zew di gennaio e buone indicazioni anche dalla fiducia consumatori dell’area euro. Dati che hanno favorito il ritorno dell’euro sopra 1,23 contro il dollaro.
Seduta dai due volti anche per Fca. Il titolo del gruppo nato dalla fusione tra Fiat e Chrysler ha varcato in mattinata per la prima volta la soglia dei 20 euro (top intraday a 20,20 euro), per poi però andare a chiudere in ribasso dello 0,6%. Oggi gli analisti di Kepler Cheuvreux hanno alzato il prezzo obiettivo su Fca a quota 22 euro. Da inizio anno il titolo Fca segna un balzo di oltre il 32% con quotazioni più che raddoppiate negli ultimi 12 mesi.
Tra i migliori di giornata con un progresso dell’1% circa per Telecom Italia, già tonica alla vigilia dopo l’uscita dell’indiscrezione circa un abboccamento tra Orange e Deutsche Telekom per valutare una fusione alla pari. I colloqui, secondo quanto riportato da Le Monde, sarebbero intercorsi tra maggio e settembre, per poi tramontare soprattutto per una governance che sarebbe stata troppo sbilanciata a favore di Deutsche Telekom. “Le indiscrezioni suggeriscono che gli operatori di tlc stanno tornando a guardare a possibili consolidamenti extra-nazionali. In questo contesto Telecom Italia rappresenta chiaramente un possibile target anche se le norme sul golden power recentemente rafforzate e per la prima volta applicate su Vivendi rendono difficile pensare a un’operazione non concordata con il Governo”, ha commentato Equita Sim.
Tra i bancari prevalenza dei segni meno, anche per Ubi Banca (+0,48%) nonostante le indiscrezioni relative a un’apertura dell’istituto bergamasco alla cessione di Npl. Timido segno più per Intesa Sanpaolo (+0,06%) che a dicembre è risultato primo il primo gruppo in Italia per raccolta netta con 1.360,4 milioni di euro, grazie soprattutto al contributo di Eurizon (1.013 milioni di euro). A fine 2017 il gruppo risulta secondo in Italia come patrimonio gestito con quasi 400 miliardi (399,417 mld), pari al 19,6% del totale.
Chiusura ai nuovi massimi assoluti per Finecobank che si è portata a un passo dalla soglia psicologica dei 10 euro.