Investitori istituzionali a caccia di nuove fonti di rendimento: nel 2022 focus su IT, healthcare e infrastrutture
La maggioranza degli investitori istituzionali guarda con fiducia al 2022, focalizzati su strategie tattiche per contrastare le aspettative di aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse e di una maggiore volatilità sui mercati azionari, obbligazionari e valutari.
Così emerge dall’ultimo sondaggio di Natixis Investment Managers che ha coinvolto 500 investitori istituzionali con un patrimonio in gestione di 13.200 miliardi dollari tra assicurazioni, fondi sovrani e fondazioni su scala globale. Tali investitori hanno previsto di apportare pochi cambiamenti in generale alla propria allocazione complessiva in azioni (39%), obbligazioni (37%), cash (5%) e alternativi o altro (19%) nel corso del prossimo anno. Si stanno invece posizionando per interventi di natura tattica.
Il 69% degli intervistati individua nell’aumento dell’inflazione uno dei principali rischi di portafoglio, anche se sono più propensi a credere che sia un fenomeno strutturale (55%), derivante da un mix di politica monetaria accomodante e bassi tassi di interesse, piuttosto che un fenomeno ciclico (45%). L’inflazione apre una serie di problemi economici a lungo termine, ma è l’andamento dei tassi d’interesse a porre le sfide d’investimento più immediate, con il 64% degli intervistati che individua proprio nelle tematiche legate ai tassi d’interesse uno dei principali rischi di portafoglio.
Le nuove fonti di rendimento degli investitori
Più di un decennio di tassi bassi, e alcuni addirittura in territorio negativo durante la pandemia, hanno spinto gli istituzionali verso nuove fonti di rendimento. I private asset, insieme agli alternativi, sono stati ricercati nel corso del 2021, con l’84% degli istituzionali che ora investe in private equity, l’81% in private debt e la stessa percentuale in infrastrutture. Per il 2022, gli investitori hanno indicato alcuni tra i settori più interessanti l’information technology (45%), l’healthcare (41%) e le infrastrutture (40%), seguite dall’energia (34%). Tuttavia, meno della metà degli intervistati (45%) riconosce ai private asset la capacità di rappresentare un rifugio sicuro in caso di correzione di mercato, dato che i mercati privati continuano a salire su livelli record. Il 69% degli intervistati teme che gli istituzionali abbiano assunto troppi rischi nell’ambito della loro ricerca di rendimento.
Gli investitori istituzionali stanno anche mostrando maggior interesse nei confronti degli asset digitali: il 28% investe già in criptovalute e una quota di quattro su 10 crede che gli asset digitali siano un’opportunità di investimento legittima.
Infine, il 60% degli istituzionali che ha partecipato al sondaggio di Natixis IM crede in un ritorno alla normalità pre-Covid una volta che la pandemia sarà conclusa, aspetto che dovrebbe riflettersi nelle dinamiche commerciali. Gli istituzionali sono meno concentrati sul tema dello streaming e sui prodotti digitali, prevedendo invece che torneremo a esperienze reali, come teatri, ristoranti e viaggi, con un rallentamento dell’home-trade, come lo shopping online e Netflix. Il 59% degli istituzionali ritiene che il settore energetico sovraperformerà nel 2022, in quanto la ripresa economica porterà ad aumentare la domanda. Quasi la metà (49%) vede potenzialità di sovraperformance per il settore healthcare in risposta alla domanda nata dalla pandemia e alle successive spinte vaccinali in tutto il mondo. La pandemia ha anche avuto un impatto sulle prospettive del settore informatico, messo sotto pressione nelle fasi di lockdown, quando il lavoro da casa ha spinto la necessità di soluzioni IT domestiche.