Venezuela: Petro sta arrivando, Maduro trionfante: Una criptovaluta garantita dal petrolio contro tirannia del dollaro
In dirittura d’arrivo Petro, la criptovaluta garantita dal petrolio voluta dal Venezuela di Nicolas Maduro.
Il presidente venezuelano è passato dalle parole ai fatti, ordinando lo scorso venerdì l’emissione di 100 milioni di pezzi della nuova moneta digitale.
La moneta si chiamerà appunto Petro, e sarà – per usare le parole dello stesso presidente venezuelano – la prima criptovaluta a essere sostenuta dagli asset fisici di un paese, per la precisione dalle riserve petrolifere del Venezuela.
Stando alle fonti vicine al dossier, il lancio avverrà in via ufficiale il prossimo 14 gennaio, mentre le vendite scatteranno la settimana successiva; il valore sarà pari a quello di un barile del petrolio, pari in media a 59,07 dollari circa, e a fronte di una capitalizzazione totale di $5,9 miliardi.
Maduro stesso ha precisato nel corso dell’annuncio che il Petro, concepito (in base a quanto detto da lui stesso) per sconfiggere la “tirannia del dollaro”, sarà garantito da 5 miliardi circa di barili prodotti nel blocco Ayacucho del giacimento dell’Orinoco, vasta riserva di petrolio crude situata nell’est del paese.
I toni trionfalistici del presidente si sono tuttavia – e già da parecchio – scontrati con la derisione sia degli investitori che dei suoi oppositori, in un paese che tutti sanno galleggiare su un mare di petrolio, ormai imprigionato in una grave crisi finanziaria, a dispetto del recente rally dei prezzi del greggio, isolato dalle sanzioni internazionali. E un paese che non riesce più a ripagare i suoi debiti, in una situazione di default selettivo, secondo l’agenzia di rating Standard & Poor’s.
Alle prese con una moneta, il bolivar, che è diventata carta straccia – ufficialmente si parla di un rapporto di scambio di 10 per dollaro, ma sul mercato nero un dollaro vale in realtà fino a 137.000 bolivar -; vittima, proprio a causa della maxi svalutazione della moneta, di un’inflazione a dir poco galoppante – prezzi volati più dell’80% soltanto nel mese di dicembre secondo la società di consulenza economica Ecoanalitica -e ostaggio di un’offerta di moneta schizzata di più del 1000% lo scorso anno – il Venezuela non è certo l’esempio di un paese che possa anche solo lontanamente essere considerato credibile.
Se a ciò si aggiunge come lo stesso universo della criptovalute non sia visto in generale di buon occhio dalle autorità politiche e finanziarie di tutto il mondo, si può comprendere come, secondo molti, il Petro non abbia molte chance di rivelarsi un successo.
Maduro non ha inoltre fornito informazioni che possano essere reputate credibili e/o sufficienti. Bloomberg riporta per esempio che il presidente non ha detto nulla sulla possibilità o meno che i detentori dei bond venezuelani vengano pagati con la moneta digitale, limitandosi ad asserire che, sulla ristrutturazione del debito estero, la commissione incaricata sta “lavorando molto bene”.
Si sa che il Petro sarà reso disponibile attraverso aste o allocazioni dirette dal Sovraintendente della Criptovaluta, così come lo ha definito Maduro. Peccato tuttavia che, e lo ha detto lui stesso, al momento le piattaforme di scambio della criptovaluta siano ancora in una fase iniziale di sperimentazione.
Il Venezuela presenta le riserve petrolifere più grandi al mondo, stando all’Opec, il cartello di cui il paese fa parte. Il 95% del fatturato che ottiene con le esportazioni deriva dal petrolio. Eppure è sul lastrico.
Intanto il Miami Herald riporta come siano sempre di più le gang venezuelane che stanno cercando di reclutare bambini promettendo loro non più soldi (che non valgono niente) o smartphone ma cibo. Tanto che si parla apertamente di “hunger crimes”.
E per capire la portata dell’iper-inflazione, vale la pena menzionare un grafico stilato da Bloomberg, che ha creato il Bloomberg Cafe Con Leche Index: si tratta di un indice che monitora i prezzi di una tazza di caffé presso un bar a est di Caracas. E che mostra come, nell’arco di 12 mesi, il prezzo sia volato a 20.000 bolivar, dai precedenti 1.100 bolivar: un balzo pari a +1.718%.