Spotify: tutta un’altra musica per lo sbarco a Wall Street previsto già nei primi mesi del 2018
Spotify, il numero uno al mondo per la musica in streaming, avrebbe fatto richiesta alle autorità di mercato americane per sbarcare a Wall Street attraverso una procedimento inusuale. Secondo quanto anticipato nei giorni scorsi dal sito Axios e dal Wall Street Journal e poi ribadito dalle agenzie Bloomberg e Reuters, il colosso svedese entrerebbe in Borsa con una quotazione diretta (Dpo), che a differenza di una Ipo tradizionale non prevede l’emissione di nuove azioni, né alcun road show e nemmeno una banca di investimento coinvolta. Ciò permetterebbe a Spotify di ridurre al minimo i costi di quotazione. Il suo sbarco a Wall Street potrebbe dare slancio alle Ipo del nuovo anno, incoraggiando nuovi e interessanti ingressi in Borsa di colossi tecnologici, come Airbnb e Uber, mentre il mercato continua a correre.
Secondo l’indiscrezione, Spotify ha depositato alla Securities and Exchange Commission la domanda confindeziale di quotazione diretta. Il suo sbarco dovrebbe arrivare già nel primo trimestre del 2018. Se realizzerà il suo progetto, il gruppo della musica in streaming sarà la prima società importante a entrare a Wall Street con una strada insolita. Non solo. Potrebbe essere il collocamento azionario del 2018 sulla Borsa di New York. La valutazione di Spotify è infatti cresciuta a dismisura fino a raggiungere i 19 miliardi di dollari (15,8 miliardi di euro) l’anno scorso. Il gruppo conta a fine giugno oltre 140 milioni di utenti attivi e più di 60 milioni di abbonati, contro i 5 milioni del 2012. E le prospettive di crescita future sembrano roseee, tanto che la perdita netta da 600 milioni di dollari non desta particolari preoccupazioni tra gli investitori.
La casa di investimento GP Bullhound, che ha agito da consulente per diversi anni per la raccolta fondi a favore di Spotify, ritiene che, in caso di sbarco in Borsa, la società di servizi di streaming musicale potrebbe raggiungere i 55 miliardi di dollari entro il 2020 e valere poi fino a 100 miliardi successivamente. La base dei clienti crescerà fino a 100 milioni entro metà 2018, più velocemente rispetto a quanto si pensasse in precedenza. Entro il 2020, la banca di investimento ritiene che il numero salirà fino a 500 milioni, di cui 200 milioni clienti premium.
Il suo successo non viene oscurato nemmeno dalle ultime vicende giudiziarie. Secondo quanto riportato da Bloomberg, l’editore musicale americano Wixen Music avrebbe citato in giudizio Spotify per presunta violazione del diritto di autore, chiedendo un risarcimento da 1,6 miliardi. Secondo l’accusa, il gruppo svedese avrebbe fatto ascoltare migliaia di canzoni, compresi i titoli di Neil Young e The Doors, senza una giusta licenza e senza pagare il dovuto alla società. Ma questa è tutta un’altra musica.