Le sfide della Cina nel 2018. La paura di Pechino e le nuove misure di controllo sui capitali
Debiti, poverà, inquinamento, ma anche la minaccia di una guerra commerciale contro gli Stati Uniti di Donald Trump e l’effetto delle strette monetarie della Federal Reserve. Sono diverse le sfide che la Cina, seconda economia mondiale, dovrà fronteggiare nel 2018, in un momento in cui l’economia, nonostante i suoi diversi punti dolenti, continua a tenere.
Certo, non si tratta di quei rialzi del Pil a due cifre degli anni passati. Gli analisti intervistati da Bloomberg stimano per il 2018 una crescita del prodotto interno lordo in rallentamento al tasso del 6,5%, ovvero al minimo dal 1990.
Ma David Folkerts-Laudau, responsabile del team di economisti presso Deutsche Bank Research, sottolinea che “sembra che le autorità stiano accettando maggiormente la prospettiva di una crescita più lenta, visto che la banca centrale sta optando per una politica monetaria più restrittiva”.
A suo avviso, “ci saranno nuovi stimoli monetari verso la metà del 2018, al fine di sostenere la crescita. Ma questa opzione potrebbe saltare, nel caso in cui l’inflazione si confermasse alta. A quel punto, la crescita rallenterebbe e potrebbe pesare a livello globale”. Q uest’ultima prospettiva non fa comunque parte dello scenario di base del team di Deutsche Bank Research, stando a quanto riportato da Cnbc.
Krishna Memani, responsabile degli investimenti presso OppenheimerFunds, tende a guardare inoltre con fiducia al modello economico della Cina, che, se è vero che sta rallentando il passo della crescita, sta diventando comunque “più sostenibile”.
La nota stonata che non convince nessuno, tuttavia, c’è. Si tratta della crescita spaventosa degli asset del settore bancario che, stando a quanto è emerso dallo stesso Global Financial Stability Report dell’FMI, diffuso lo scorso ottobre, è lievitato a ben il 310% del Pil cinese, rispetto al 240% della fine del 2012, pari a quasi tre volte tanto la media dei mercati emergenti.
Proprio la determinazione con cui la Cina del presidente Xi Jinping vuole ridurre il rischio legato al boom del credito potrebbe zavorrare il Pil.
Jose Wynne, gestore di portafoglio presso Man GLG Emerging Markets Debt Team, ha riferito a tal proposito in una email alla Cnbc che le strette monetarie che potrebbero essere varate dalle autorità, al fine di contenere il rischio legato al leveraging, potrebbero avvenire a “costo di un ulteriore rallentamento della crescita” dell’economia.
E ciò potrebbe tradursi a sua volta in un calo dello yuan, o/e comunque in una minore richiesta di commodities da parte del paese.
Lo stesso risultato, ovvero l’indebolimento dello yuan, potrebbe verificarsi nel caso in cui, sulla scia dei rialzi dei tassi da parte della Fed, il dollaro dovesse puntare con decisione verso l’alto – in realtà l’outlook per il 2018 rimane ribassista per la valuta Usa-. In quel caso, nel tentativo di frenare la fuga dei capitali e di proteggere lo yuan, Pechino potrebbe lanciare una nuova fase di controllo dei capitali.
Fase tra l’altro quanto mai attuale, visto che la Cina si prepara a varare nuovi limiti sull’ammontare di denaro che, per chi si trova all’estero, potrà essere prelevato quest’anno dai conti correnti aperti presso le banche cinesi.
In base alle nuove regole, che sono state rese note dalla stessa autorità cinese che disciplina il mercato del forex, ogni individuo potrà prelevare non più di 100.000 yuan (l’equivalente di $15.000) l’anno, a prescindere dal numero dei conti bancari di cui è titolare o del numero dei Bancomat di cui è in possesso.
Al momento, il limite dei 100.000 yuan esiste, ma è applicato a ogni singola carta di debito che si detiene, e non ci sono regole che impediscano ai correntisti di avere diverse carte legate a un unico conto corrente, o di avere più conti presso diverse banche.
Il limite sul prelievo giornaliero applicato a ogni carta di credito rimarrà invariato a 10.000 yuan.
Il possesso di diversi bancomat sarà ancora permesso, ma il limite annuo di 100.000 yuan prenderà in considerazione il valore complessivo e combinato di tutti i prelievi effettuati.