Editoria in mano ai grandi nomi, digitale in crescita ma lettori in calo
Il settore editoriale italiano è composto prevalentemente da operatori di piccole e piccolissime dimensioni. Secondo il rapporto Istat sul comparto, gli editori che pubblicano massimo 50 titoli all’anno rappresentano infatti nel 2016 oltre l’86% del numero totale, di questi oltre la metà (54,8%) sono piccoli editori. Sul versante opposto, i grandi editori, ossia quelli che hanno una produzione libraria superiore alle 50 opere annue, pur rappresentando solo il 13,6% degli operatori attivi nel settore coprono più di tre quarti (76,1%) della produzione in termini di titoli e quasi l’86% della tiratura, un’offerta quasi 14 volte superiore a quella dei piccoli editori per titoli proposti e 31 volte maggiore in termini di copie stampate.
Il settore editoriale italiano appare fortemente polarizzato anche dal punto di vista geografico. Oltre il 50% degli editori attivi ha sede nel Nord del Paese. Le città con il maggior numero di editori sono Milano e Roma; insieme ospitano il 44% dei grandi marchi che, per oltre un quarto (27,5%) hanno sede nella città di Milano.
Tra gli aspetti salienti, emerge un costante e progressivo sviluppo del digitale. Nel 2016, il 35,8% delle opere pubblicate a stampa in Italia, ossia circa 22 mila titoli, è stato proposto al pubblico anche sotto forma di e-book; erano quasi 17 mila nel 2015. Inoltre, si è registrata una lieve crescita dei prezzi rispetto al 2015: nel complesso, i libri pubblicati nel 2016 hanno un prezzo di copertina pari a 20,21 euro, contro i 18,91 dell’anno precedente. Intanto però continua la flessione del numero di lettori di libri, confermando la tendenza negativa avviata nel 2010. A partire dall’anno 2000, quando la quota di lettori era stimata al 38,6%, l’andamento è stato crescente fino a toccare il massimo nel 2010 con il 46,8%; poi vi è stata una diminuzione continua fino a tornare, nel 2016, al livello del 2001 con il 40,5%