Bce ancora più ottimista su crescita Eurozona, ma inflazione non tiene il passo. Draghi: QE rimarrà aperto
La Bce di Mario Draghi rivede al rialzo le stime sulla crescita del Pil e anche dell’inflazione, ma dai nuovi dati emerge chiaramente come la dinamica dei prezzi, nell’area euro, rimanga ben al di sotto del target desiderato, nonostante la ripresa economica in atto. A tal proposito, le revisioni al rialzo sulla crescita sono notevoli, soprattutto per quanto riguarda il 2018.
Per la precisione, il Pil del 2018 è atteso in crescita al ritmo +2,3% dal +1,8% inizialmente atteso; upgrade anche per l’espansione del 2017, attesa a +2,4%, dal +2,2% precedente; quella del 2019 viene stimata ora a +1,9% da +1,7%, mentre per il 2020 è previsto un rallentamento al ritmo dell’1,7%.
Nel presentare le nuove previsioni, Draghi parla di “notevole” revisione al rialzo rispetto alle stime che erano state comunicate a settembre. La solidità dei fondamentali economici dell’Eurozona non viene messa dunque in discussione, tutt’altro.
Meno confortante è l’outlook sull’inflazione: quella del 2017 è attesa al tasso dell’1,5%, come in precedenza, mentre quella del 2018 è rivista al rialzo a +1,4% dal +1,2% previsto a settembre.
Ribadito il tasso di inflazione all’1,5% nel 2019 come in precedenza, mentre per il 2020 si prevede un aumento dell’1,7%. Il trend dell’inflazione è atteso dunque in crescita, ma l’attenzione dei giornalisti è tutta rivolta alla debolezza della dinamica, visto che il target della Bce è di un valore poco al di sotto del 2%.
Alla domanda se reputi sufficiente un rialzo dell’inflazione dell’1,7% per il 2020, Draghi risponde che il fattore più importante è che il dato segua un percorso autosostenibile nel medio termine: a suo avviso, dunque, la crescita dell’1,7% rappresenta un progresso sufficiente, sempre in un’ottica di medio periodo.
Inoltre, il banchiere centrale rende noto di essere più ottimista sul trend dei prezzi rispetto a qualche mese fa, visto “il continuo miglioramento” del mercato del lavoro.
Il numero uno della Bce non è preoccupato inoltre della divergenza tra i tassi di interesse Usa – che la Fed ha alzato ieri sera al nuovo target compreso tra l’1,25% e l’1,5% – e i tassi dell’Eurozona, in quanto, spiega, Stati Uniti ed Eurozona vivono fasi diverse della ripresa economica.
Sul Quantitative easing, il piano sarà come già annunciato dimezzato a partire dal prossimo anno, con il valore degli asset acquistati che scenderà da 60 a 30 miliardi di euro. Tuttavia, il QE potrebbe essere esteso oltre la scadenza prevista per il settembre del 2018, e “una vasta maggioranza del Consiglio direttivo” desidera che il programma rimanga aperto.
Sulla difficoltà in Germania di formare un nuovo esecutivo, Draghi afferma che non è competenza della Bce esprimersi su quando il governo dovrebbe essere formato e spiega che situazioni di mancata formazione del governo avvengono dove ci sono le elezioni, dunque in democrazie.