Confindustria, Centro Studi: con elezioni Italia a un bivio. Decida se continuare nelle riforme o tornare indietro
La fotografia che il Centro Studi di Confindustria fa dell’Italia è improntata a un cauto ottimismo, ed è sostanzialmente più rosea della precedente. Nei nuovi Scenari economici del panel la crescita del prodotto interno lordo italiano relativa al 2018 viene rivista anche al rialzo, dal +1,3% inizialmente atteso al +1,5%. Per il 2017, confermato l’outlook di una espansione al ritmo dell’1,5%, mentre il rallentamento dovrebbe iniziare secondo gli economisti nel 2019, provocando un indebolimento del Pil a +1,2%.
Il capo economista del Centro Studi, Luca Paolazzi, sottolinea anche come l’Italia sia “pienamente agganciata” alla ripresa che sta interessando l’economia globale, che continua a marciare alla “velocità più alta dal 2010”. Paolazzi è chiaro: “Non vediamo rischi se non una guerra con la Corea del Nord o in Medio Oriente”. L’economista ribatte inoltre a chi crede che il mercato del lavoro sia la nota dolente dell’economia italiana: il mercato del lavoro “non è la Cenerentola della ripresa” tanto che, alla fine del 2019, il numero delle persone occupate sarà superiore di 370.000 unità rispetto al picco della primavera 2008.
“La performance del mercato del lavoro continua a stupire. Il mercato del lavoro non è la Cenerentola della ripresa e non vengono lasciati indietro i lavoratori” dice deciso.
Gli Scenari Economici mettono anche in evidenza che la pressione fiscale continua a scendere, tanto che nel 2018 al netto dei bonus degli 80 euro si attesterà fino al 41,2% nel 2019, il livello più basso dal 2006.
Tutto ok, dunque? In realtà, guardando al trend di Piazza Affari e in particolare delle banche, sulla scia dell’ipotesi che si vada al voto già il prossimo 4 marzo, si nota subito come il principale ostacolo, per l’Italia, sia rappresentato dall’incertezza che emerge dal fronte politico, in vista delle nuove elezioni politiche.
Il Centro Studi conferma tale situazione, spiegando che con il voto l’Italia si troverà a un bivio. Negli Scenari economici, di fatto, si legge che “l’instabilità politica e le misure demagogiche prese per motivi di consenso seminano una pianta i cui frutti maturano nel medio-lungo periodo, operando attraverso l’abbassamento del potenziale di crescita, anche per la mancata approvazione di quelle riforme che, al contrario, tale potenziale elevano. Questo si applica particolarmente all’Italia, sia come spiegazione delle origini antiche del suo male di lenta crescita sia come rischio di non perseverare nella prossima legislatura lungo le linee di politica economica e di cambiamento faticosamente intraprese negli ultimi anni”.
Insomma, gli economisti di Confindustria temono che la politica italiana dimentichi le riforme intraprese, lasciandole a metà o non iniziando neanche a perseguirle laddove sono necessarie.
Di conseguenza, “le prossime elezioni politiche si presentano come un test molto rilevante e disegnano per il Paese una biforcazione tra il proseguire lungo il cammino delle riforme o non far nulla, che in termini relativi vuol dire arretrare, se non proprio tornare indietro”.