Imprese familiari sempre più aperte a manager esterni, risvolti positivi su acquisizioni ed esportazioni
Il processo di apertura delle imprese familiari a manager esterni comincia a interessare anche le imprese più piccole. Un cambiamento destinato a dare i suoi frutti nei prossimi anni. Lo rileva l’ultima edizione dell’Osservatorio AUB sulle aziende familiari italiane, presentato oggi a Palazzo Mezzanotte.
Negli ultimi due anni, su 253 casi di successione in un’impresa familiare italiana con un fatturato compreso tra i 20 e i 50 milioni di euro, in ben 59 casi, vale a dire il 23,3%, si è passati da un leader familiare a un leader non familiare. “Si tratta di numeri già significativi – ha affermato il coordinatore della ricerca, Guido Corbetta – e di un fenomeno che segue di qualche anno il processo già avviato dalle imprese più grandi e che ha dimostrato di pagare in termini economici e finanziari”. L’apertura ai non familiari risulta, infatti, correlata ad aspetti positivi come la crescita dimensionale e la capacità di esportare.
Le rilevazioni dell’Osservatorio AUB confermano che le aziende familiari creano occupazione (+20,1% negli ultimi sei anni), crescono più delle altre (+47,2% negli ultimi dieci anni, contro il 37,8% delle altre imprese), registrano una redditività più alta (Roi del 2016 al 9,1% contro il 7,9% delle altre) e hanno un rapporto di indebitamento più basso. All’interno dell’universo delle imprese familiari, due sottoinsiemi particolarmente performanti sono quelli delle familiari quotate e di quelle che superano i 500 milioni di euro di fatturato, le cosiddette Over 500.