Evergrande vacilla ma non si arrende, doppia mossa di Pechino
Il colosso immobiliare cinese Evergrande non ha rispettato la scadenza sul pagamento di 82,5 milioni di dollari di cedole offshore. Per Evergrande, che deve far fronte a 300 miliardi di dollari di debiti, si profila adesso una ristrutturazione del debito che includerebbe tutte le sue obbligazioni pubbliche offshore e il debito privato.
Il travagliato promotore immobiliare ha affermato che sta creando un comitato di gestione del rischio, che svolgerà un ruolo nel mitigare ed eliminare i rischi futuri per l’azienda. La formazione del comitato, guidato dal fondatore di Evergrande, Xu Jiayin e con dentro anche rappresentanti statali, ha rassicurato gli investitori che si erano preoccupati del potenziale impatto, in Cina e non solo, di un caotico crollo di Evergrande.
L’impero immobiliare di Evergrande comprende milioni di appartamenti in centinaia di città cinesi. Il gigante asiatico del mattone ha per oltre venti anni contribuito in modo importante alla composizione del Pil cinese. A fine ottobre la società era riuscita ad evitare il default, ormai certo, pagando all’ultimo minuto gli interessi su alcune obbligazioni in dollari, ma questa volta è andata diversamente.
I timori del crack hanno sprofondato in borsa il titolo che nella giornata di ieri ha perso più del 19% toccando i minimi di 11 anni, recuperando oggi in scia alla formazione del comitato rischi. Nella giornata di ieri, la Banca Centrale cinese, per evitare una crisi generalizzata, ha tagliato le riserve obbligatorie delle banche dello 0,5% allo scopo di liberare liquidità per evitare il collasso del sistema immobiliare, ormai sotto scacco da troppi mesi.
A questo proposito verranno immessi nel sistema 166 miliardi di dollari (1,2 trilioni di yuan) e il governo di Pechino ha inoltre affermato che intende continuare ad attuare una politica fiscale “dinamica” e una politica monetaria “prudente” ma anche “flessibile” per mantenere una liquidità adeguata sui mercati garantendo una normale operatività.
Sono mesi di stress per il Paese asiatico, oltre alle complesse situazioni geopolitiche, macroeconomiche e quelle del settore immobiliare, si aggiungono altre preoccupazioni. Il governo degli Stati Uniti ha infatti reso nota la volontà di voler boicottare le tanto attese Olimpiadi invernali di Pechino e le motivazioni sarebbero dei presunti “crimini contro l’umanità” e altre violazioni dei diritti umani.
Sono usciti oggi i dati sulle esportazioni del Paese che mostrano un incremento del 22% (previsioni del 19%) su base annua con il raggiungimento della cifra record di 325 mld $ a novembre, mentre le importazioni crescono del 31,7% su base annua. L’avanzo commerciale della Cina è diminuito di 71,72 mld $, dato molto al di sotto delle aspettative di mercato a causa dell’indebolimento della domanda globale. Sarà infine importante il dato, in uscita giovedì, sull’inflazione in Cina che è atteso tornare sopra la soglia del 2%.