Trump pronto a mettere Powell alla guida della Fed, giovedì la scelta
Conto alla rovescia per la scelta del prossimo presidente della Federal Reserve. E’ testa a testa tra Jerome H. Powell e John Taylor con le ultime indicazioni che danno il primo in cima alle preferenze del numero uno della Casa Bianca. La scelta sarà annunciata giovedì 2 novembre prima che Trump parta per il viaggio di ben 11 giorni nel Sud-est asiatico.
Powell nel segno della continuità
Con la scelta di Powell, 64 anni e componente del board della Federal Reserve, Trump intende combinare da un lato il cambiamento di leadership e dall’altro una continuità con l’operato di questi anni di Janet Yellen, che sta portando avanti gradualmente la normalizzazione della politica monetaria.
La nomina di Powell andrebbe a rassicurare i mercati circa una continuità nel sostegno all’economia da parte della Fed, mentre Taylor è visto come un candidato decisamente più “hawkish” (falco) che porterebbe probabilmente avanti un percorso più serrato di stretta sui tassi.
Payrolls passano in secondo piano
La scelta del nuovo numero uno della Fed influisce molto in questi giorni sull’umore del dollaro. Dopo lo scatto sul finale della scorsa ottava, dettato dalle voci di un Taylor favorito, ieri e oggi il biglietto verde è arretrato in concomitanza con il rafforzarsi della posizione di Powell. In più gli sviluppi legati al Russia-gate (l’ex capo della campagna elettorale di Trump, Manafort, già indagato, si è costituito all’FBI) hanno favorito ulteriormente tale trend.
“Significativi per il biglietto verde saranno anche gli importanti dati in uscita nei prossimi giorni e l’esito del FOMC di domani sera“, rimarca Intesa Sanpaolo nella Forex Flash. La riunione Fed si preannuncia interlocutoria con il prossimo rialzo dei tassi atteso per dicembre. Più importanti i riscontri in arrivo dall’employment report di venerdì, che dovrebbe mostrare un rimbalzo dell’occupazione dopo la pessima performance del mese scorso (causa uragani). “La Fed confermerà il buono stato di salute della crescita e del mercato del lavoro – rimarca Intesa Sanpaolo – nonché la prospettiva di un prossimo rialzo dei tassi a dicembre, pur ripetendo che rimane incertezza sulla dinamica dell’inflazione. Il dollaro dovrebbe quindi complessivamente consolidare”.
Sullo sfondo rimane poi il nodo inflazione. “Una delle grandi sfide della Fed è convincere i mercati che l’inflazione è in aumento – argomenta James Smith, economista di Ing – e il report sull’occupazione di venerdì è improbabile che aiuti la causa della Fed. La crescita salariale potrebbe non impattare con le stime, sebbene gli uragani renderanno il report complessivo molto difficile da leggere”. L’esperto Ing ritiene comunque che difficilmente i dati in arrivo dissuaderanno la Fed dall’agire nel meeting di dicembre. “I dati di questa settimana saranno comunque oscurati dalla attesa per decisione del futuro presidente della Fed e dai rumor che continuano a circolare circa il piano fiscale di Trump“.