Previdenza integrativa, c’è la fiducia degli investitori ma resta il nodo dei costi
La previdenza integrativa ispira fiducia al 90% dei clienti. Quando si chiede quale caratteristica dovrebbe avere un prodotto ideale emerge chiaramente l’esigenza di prestare attenzione ai costi. Chiamati a scegliere tra quattro caratteristiche proposte (le più note), gli investitori hanno infatti indicato “Costo basso” al primo posto, “Alto rendimento” al secondo e “Agevolazioni fiscali” al terzo. Solo chi è prossimo alla pensione (fascia 51-65) ha posto in cima alla classifica la fiscalità. Il tutto emerge dal report sulla pensione integrativa realizzato da Moneyfarm.
L’importanza della trasparenza
Ma emerge un’esigenza ancora più interessante in seguito alla richiesta di indicare in modo del tutto spontaneo le caratteristiche che dovrebbe avere un prodotto previdenziale: la trasparenza è al primo posto su 25 caratteristiche indicate complessivamente. Ben il 70% dei rispondenti ha infatti assegnato alla voce “Trasparenza nelle condizioni, nei costi, nei rendimenti, nel sottostante dell’investimento” un punteggio di 7 su 7. La maggioranza degli investitori si aspetta che un piano di previdenza integrativa sia quindi, prima di tutto, trasparente e chiaro nel funzionamento e nei costi. Altra qualità interessante auspicata dalla maggioranza, precisamente dal 51% dei rispondenti, è il “Monitoraggio semplice e online dell’investimento” con un punteggio di 7 su 7; si sale al 55% tra gli under 35 e addirittura al 64% tra le donne, presumibilmente più oculate e più desiderose degli uomini di essere in controllo dei propri investimenti.
Il peso della fiducia
Il 90% degli investitori mostra una certa fiducia nella previdenza integrativa. Non si può certo affermare lo stesso della previdenza pubblica: il timore di cambiamenti legislativi la rende percettivamente inaffidabile, è al secondo posto tra i quattro fattori di blocco proposti e raggiunge il primo posto per le donne e tra chi lavora (fascia 36-65enni). Anche l’esiguità dell’importo Inps è ormai arcinota tanto che il panel non nutre grandi speranze a riguardo: il 76% ha assegnato alla voce: “Perché mi basterà la pensione INPS” un punteggio pari o inferiore a 3 su una scala da 1 a 7 e il 74% ha anche assegnato alla voce “Perché l’INPS è affidabile e fino ad ora ha funzionato” un punteggio pari o inferiore a 3 su una scala da 1 a 7 (nella fascia d’età over 65 la medesima percentuale scende al 52%), così come il 77% dei rispondenti ha assegnato alla voce “Perché sono un’idealista e vorrei che lo Stato se ne prendesse carico” un punteggio pari o inferiore a 3 su una scala da 1 a 7.
L’importanza della trasparenza
Ma emerge un’esigenza ancora più interessante in seguito alla richiesta di indicare in modo del tutto spontaneo le caratteristiche che dovrebbe avere un prodotto previdenziale: la trasparenza è al primo posto su 25 caratteristiche indicate complessivamente. Ben il 70% dei rispondenti ha infatti assegnato alla voce “Trasparenza nelle condizioni, nei costi, nei rendimenti, nel sottostante dell’investimento” un punteggio di 7 su 7. La maggioranza degli investitori si aspetta che un piano di previdenza integrativa sia quindi, prima di tutto, trasparente e chiaro nel funzionamento e nei costi. Altra qualità interessante auspicata dalla maggioranza, precisamente dal 51% dei rispondenti, è il “Monitoraggio semplice e online dell’investimento” con un punteggio di 7 su 7; si sale al 55% tra gli under 35 e addirittura al 64% tra le donne, presumibilmente più oculate e più desiderose degli uomini di essere in controllo dei propri investimenti.
L’avversario è la pigrizia
Preso atto del fatto che la previdenza integrativa, a determinate condizioni, sia la scelta corretta per buona parte degli investitori intervistati, quali sono i fattori emotivi che poi però, alla fine, portano a de-prioritizzare questo tipo di pianificazione e a non agire? Possiamo dire che gli italiani sono, dal punto di vista finanziario, un popolo di presentisti. Tra quattro elementi (noti) proposti, il 36% dei rispondenti ha indicato “Perché è troppo distante nel tempo” come motivo principale. I più pigri ad attivare un piano pensionistico sembrano essere i giovani e gli anziani: il 55% degli under 35 ha assegnato alla voce “Pigrizia” un punteggio pari o superiore a 5 su una scala da 1 a 7, contro il 36% dei 51-65enni. L’appello alla trasparenza, all’attenzione ai costi, alla competenza e all’accessibilità del consulente, è una sfida che l’industria del risparmio deve raccogliere per salvaguardare e accrescere il benessere delle famiglie italiane.