Draghi da Washington: QE ha creato 7 milioni di posti di lavoro. Ma sui salari non ci siamo
Il numero uno della Bce Mario Draghi continua difendere a spada tratta la politica monetaria della Bce, definendo la strategia dei tassi negativi “un successo”, e facendo notare che le misure straordinarie di stimolo contenute nel programma di Quantitative easing hanno aiutato a creare 7 milioni di posti di lavoro, nel corso degli ultimi quattro anni.
Il banchiere centrale ritiene anche di non aver ravvisato la presenza di quelle distorsioni che, secondo molti critici, sarebbero state alimentate dalla liquidità in eccesso arrivata sui mercati attraverso il mix di QE e tassi raso terra inaugurato dall’Eurotower.
“Non abbiamo assistito a quelle distorsioni che alcuni stanno prevedendo. Non abbiamo assistito al calo della redditività delle banche che, piuttosto, sta salendo”.
C’è tuttavia qualcosa di cui Draghi non è soddisfatto e che è strettamente correlato al trend delle pressioni inflazionistiche, che in Eurozona, ma che negli Usa, continua a non centrare i livelli auspicati dalle banche centrali: è la dinamica dei salari.
La sua delusione è tutta in tre parole: “Non ci siamo”.
“Sui salari sono stati fatti dei progressi ma ancora non ci siamo”, dice in occasione di un intervento al Peterson Institute di Washington.
Bisogna dunque fare maggiori sforzi nel tentare di capire, sottolinea Draghi, come mai il trend delle retribuzioni sia meno sensibile alle misure ultra accomodanti intraprese rispetto a “quanto avveniva in passato”. Anche perchè il mancato rialzo dei salari frena l’inflazione.
Detto questo, Draghi si dice fiducioso sul raggiungimento, alla fine, di una convergenza tra salari e inflazione.