Corruzione: coinvolte l’8% delle famiglie, soprattutto per il lavoro. Nel Lazio è più diffusa
In Italia quasi l’8% delle famiglie (1 milione e 742mila famiglie) nel corso della vita è stato coinvolto direttamente in eventi corruttivi, come richieste di denaro, favori, regali o altro in cambio di servizi o agevolazioni. La corruzione riguarda soprattutto l’ambito lavorativo e in particolare il momento della ricerca di lavoro, della partecipazione a concorsi o dell’avvio di un’attività lavorativa. A livello geografico invece questo fenomeno raggiunge il massimo nel Lazio (18%) e il minimo nella Provincia autonoma di Trento (2%), ma la situazione sul territorio è molto diversificata a seconda degli ambiti della corruzione. E’ questa la fotografia scattata per la prima volta dall’Istat.
Lavoro al primo posto della corruzione. Raccomandazione è pratica considerata normale
Guardando nel dettaglio i dati, la quota di famiglie che ha ricevuto richieste di corruzione nel corso della vita è soprattutto nel settore lavorativo (3,2%). Qui a primeggiare è la raccomandazione, un sistema così ampio, in Italia da essere spesso considerato una pratica quasi normale. In ambito lavorativo, nel nostro Paese il canale di intermediazione più utilizzato e anche il più efficace per la ricerca di lavoro è quello informale in ambito familiare e amicale: lo ha utilizzato circa il 60% degli attuali occupati e per oltre il 33% ha rappresentato anche il canale d’ingresso nell’attuale lavoro.
La corruzione negli altri ambiti
Dopo il lavoro è il settore sanitario quello che “vanta” i più alti tassi di corruzione (2,4%), per quanto concerne visite mediche specialistiche o accertamenti diagnostici, ricoveri o interventi. Sempre sul fronte sanità, il 9,7% delle famiglie ha ricevuto la richiesta di fare, per un suo componente, una visita a pagamento nello studio privato del medico prima di accedere al servizio pubblico per essere curati (ad esempio prima di un intervento chirurgico, un parto, o per esami specialistici). Sebbene questi casi non rappresentino nella definizione giuridica italiana circostanze di vera e propria corruzione, rappresentano però situazioni in cui per avere un servizio pubblicamente disponibile in realtà si è indotti in qualche modo a pagare.
Quanto al settore giustizia, sono il 2,9% le famiglie che hanno avuto una richiesta di denaro, regali o favori da parte di un giudice, un pubblico ministero, un cancelliere, un avvocato, un testimone o altri. La richiesta di denaro o scambi ha coinvolto il 2,7% delle famiglie che nel corso della vita hanno fatto domanda di benefici assistenziali come contributi, sussidi, alloggi sociali o popolari, pensioni di invalidità e il 2,1% delle famiglie che si sono rivolte agli uffici pubblici.
La corruzione lungo lo Stivale
La situazione sul territorio è molto diversificata. L’indicatore complessivo di corruzione varia tra il 18% del Lazio e il 2% della Provincia autonoma di Trento. Valori particolarmente elevati presentano anche l’Abruzzo e la Puglia, rispettivamente 11,5% e 11%, la Basilicata e il Molise, mentre all’opposto si collocano alcune regioni del Nord come la provincia autonoma di Bolzano, il Piemonte e la Valle d’Aosta, il Friuli Venezia Giulia e le Marche. La corruzione poi sembra più diffusa nei centri dell’area metropolitana in una proporzione quasi doppia rispetto ai comuni più piccoli fino a 10 mila abitanti.
Il denaro è l’oggetto privilegiato dello scambio
L’oggetto di scambio più frequente nella dinamica corruttiva è il denaro (60%), seguono lo scambio di favori, nomine, trattamenti privilegiati (16,1%), che caratterizzano di più il comparto uffici pubblici, e infine i regali (9,2%).
Il voto di scambio ha interessato 1 milione 700 mila persone
Si stima che ad oltre 1 milione 700mila cittadini (3,7% della popolazione fra i 18 e gli 80 anni) sono stati offerti denaro, favori o regali per avere il loro voto alle elezioni amministrative, politiche o europee. Il voto di scambio è più frequente in caso di elezioni amministrative e raggiunge i picchi più alti al Sud e nelle Isole. Tutte le regioni del Sud, fatta eccezione per il Molise, presentano tassi sensibilmente più elevati rispetto alla media Italia, con il massimo del 9,7% in Basilicata.
In pochi denunciano
La quota di famiglie che hanno avuto richieste di corruzione denunciando l’episodio è solo del 2,2%, la quasi totalità non lo ha fatto (95,7%). Tra i motivi della non denuncia viene evidenziata soprattutto la sua inutilità (39,4% dei casi) e la consuetudine della pratica per raggiungere i propri obiettivi (14%); seguono il non sapere chi denunciare (12,5%) e la paura delle rappresaglie e delle conseguenze, anche giuridiche, della denuncia (12,4%). Altri invece ribadiscono l’utilità del vantaggio avuto a seguito della transazione corruttiva (9,2%).