Regling (Fondo salva-Stati): Italia può gestire debito, dipende da chi sarà al governo dopo elezioni
In un momento in cui in Italia esplode il caso Bce, per le nuove disposizioni sulla gestione delle sofferenze bancarie che implicherebbero ulteriori accantonamenti, una lancia a favore dei progressi compiuti dalle banche italiana viene spezzata da Klaus Regling, numero uno del Fondo Salva Stati ESM (Meccanismo europeo di stabilità).
In un intervento al Peterson Institute for International Economics a Washington, Regling sottolinea che l’Italia è capace di gestire non solo la questione degli NPL ma anche il nodo del debito. Su quest’ultimo punto, precisa, “dipende da chi c’è in carica e da chi sarà al governo”, dopo le elezioni politiche del prossimo anno.
Regling concorda con un’analisi stilata da Jeromin Zettelmeyer, Senior Fellow al Peterson, secondo cui sarà difficile che un rialzo dei tassi di interesse renda insostenibile il debito italiano.
Per Zettelmeyer, infatti, una crisi del debito italiana è improbabile e in ogni caso potrebbe essere gestita dal programma dell’ESM, senza che si ricorra a una ristrutturazione del debito.
Sul problema generale dei Non Performing Loans, chiaramente il loro ammontare in Europa, secondo Regling “è troppo alto”.
Detto questo, le banche europee hanno segnato una forte ripresa dopo la crisi: il capitale è raddoppiato, e la redditività, a suo avviso, sta tornando.
Il numero uno del Fondo salva-Stati si toglie anche un sassolino dalla scarpa: “gli scettici che avevano previsto la fine dell’Unione europea e dell’euro si sono sbagliati: gli investitori stanno guardando all’Europa come un investimento sicuro per i loro soldi, in questo momento”.
Inoltre, ha aggiunto, “la popolarità dell’euro è ai massimi storici. Nel mese di maggio, è risultato che il 73% delle persone dell’Unione monetaria erano a favore dell’euro, al record dal 2004″. E “sono convinto che nei prossimi 10-15 anni, tutti i paesi membri dell’Europa dell’est aderiranno all’euro”.
Affondo contro la Grecia, “che ha truccato per 6-7 anni i suoi conti” (riferimento al periodo compreso tra il 2002 e il 2009.