Fmi: ripresa globale a rischio per crescita debiti. Debito-Pil del G20 più alto di prima crisi, $135 trilioni
La ripresa globale potrebbe deragliare a causa del problema dei debiti. E’ l’avvertimento che il Fondo Monetario Internazionale lancia, nel suo nuovo Global Financial Stability Report. Il Fondo punta il dito contro l’aumento dei debiti, fenomeno che sta interessando sia le economie dei paesi avanzati che quelle emergenti.
In particolare, l’Fmi mette in evidenza che il rapporto debito-Pil relativo ai paesi che fanno parte del G20 è superiore in media ai livelli precedenti la crisi. E questo vale sia per i debiti governativi, che per quelli delle famiglie e delle aziende.
Tobias Adrian, direttore della divisione di mercati monetari e dei capitali presso l’Fmi, parla di “aumento dei livelli di debito nelle economie principali del mondo”. In cifre, l’indebitamento dei governi, delle famiglie e delle aziende (escluse le banche) del G20 è superiore a $135 trilioni, pari al 235% del valore combinato del Pil di queste economie.
In particolare in Cina, la dimensione, la complessità e il ritmo di crescita del credito lasciano pensare a rischi elevati sulla stabilità finanziaria.
Gli asset del settore bancario (della Cina) sono saliti al 310% del Pil, quasi tre volte quelli dei mercati emergenti, in media, e rispetto al 240% della fine del 2012.
I prestiti delle banche ombra, inclusi i prodotti di gestione patrimoniale, rimangono un grande rischio per gli istituti di credito più piccoli. Le autorità hanno adottato iniziative per affrontare questi rischi, ma c’è ancora lavoro da fare. Sono necessarie riforme più ampie per ridurre la dipendenza dell’economia dalla rapida crescita del credito”.
Adrian avverte che “sotto la superficie si stanno affacciando vulnerabilità che, se lasciate a loro stesse, potrebbero deragliare la ripresa globale dell’economia”.
Il Global Financial Stability Report lancia un alert anche sull’aumento dell’appetito per il rischio e sulla continua caccia ai rendimenti, che dimostra come gli investitori stiano diventando sempre più sfrenati nelle loro scelte, assumendo troppi rischi, con conseguenze pericolose.
“Prima della crisi, c’erano $16 trilioni di bond con rating investment-grade relativamente sicuri, che rendevano più del 4%. L’ammontare è sceso ad appena $2 trilioni di oggi. Semplicemente, ci sono troppi soldi che rincorrono asset ad alti rendimenti che sono diventati troppo pochi. E il risultato è che gli investitori stanno assumendo sempre più rischi ed esponendosi a perdite maggiori in caso di crolli dei mercati“.
“Nel complesso, gli investitori stanno diventando più compiacenti su shock potenziali che potrebbero provocare turbolenze nei mercati. Questi includono rischi di natura geopolitica, balzo dell’inflazione, e un improvviso rialzo dei tassi di interesse di lungo termine”.