Bce su Npl, Confindustria: scelta incomprensibile e irragionevole. Bankitalia a Francoforte: non esageri
Si fa sempre più rovente in Italia la polemica contro l’addendum con cui la Bce ha dato nuove disposizioni alle banche dell’Eurozona in merito alla gestione degli NPL, i crediti deteriorati.
Dopo le forti critiche di Antonio Patuelli, numero uno dell’ABI, che ha parlato dell’arrivo della notizia come di un macigno, contro le nuove istruzioni si sono scagliate anche Bankitalia e Confindustria.
L’affondo non è arrivato dunque solo dal mondo delle banche italiane – le più vulnerabili in materia, vista l’alta mole di sofferenze che hanno in parte smaltito negli ultimi mesi – ma anche da quello delle imprese, che temono una stretta del credito da parte degli istituti bancari, alle prese con nuove regole che potrebbero scattare l’anno prossimo.
Prossime perchè l’addendum non contiene un vero e proprio ordine, con le istruzioni che sono soggette a consultazione. La speranza del mercato è che, proprio in sede di consultazione, possano essere aggiunti emendamenti che allunghino i tempi per gli accantonamenti.
Per le banche italiane, come ha rilevato d’altronde la stessa Credit Suisse, l’impatto potrebbe essere potenzialmente negativo, proprio per i tempi di recupero giudiziario dei crediti, che risultano particolarmente lunghi rispetto a quelli di altri paesi.
Le istruzioni della Bce imporrebbero alle banche di far salire fino al 100% gli accantonamenti sui crediti deteriorati di nuova classificazione, a partire dal prossimo anno.
Francoforte rileva che “molte banche hanno già fatto progressi notevoli e presentato strategie credibili su come ridurre lo stock. Tuttavia alcune banche devono migliorare ancora”. L’istituto guidato da Mario Draghi chiede di conseguenza la copertura totale degli NPL, che deve avvenire entro due anni per i crediti deteriorati non garantiti ed entro sette anni per quelli garantiti.
Così in una nota Confindustria:
“Le imprese sono estremamente preoccupate per l’addendum alle linee guida sul trattamento degli npl messo in consultazione ieri dalla Bce. Contiene una serie di previsioni e di automatismi che, se confermati, avrebbero un impatto di grande rilievo sui requisiti patrimoniali delle banche, imponendo loro nuovi e onerosi accantonamenti e anche sul mondo delle imprese con una ulteriore, ingiustificata, stretta nell’offerta di credito”.
La nota continua, rilevando che “si tratta dell’ennesimo intervento che modifica significativamente disposizioni già esistenti, con l’effetto non solo di spiazzare le banche e i loro piani industriali a medio e lungo termine, ma anche di penalizzare i risparmiatori azionisti delle banche e, soprattutto, di restringere i canali di finanziamento delle imprese, in particolare di quelle piccole e medie, incidendo sulla crescita e sul livello di occupazione in tutta Europa”.
Confindustria definisce la scelta della Bce “incomprensibile, dato che nelle attuali regole ci sono tutti i meccanismi necessari ad assicurare adeguata copertura dei crediti deteriorati”. Una decisione anche “irragionevole in questo momento storico, specie se si considera che siamo all’inizio di una fase di ripresa e che con simili interventi si rischia di ridurre e depotenziare gli effetti positivi che si sono realizzati nell’economia reale e che è necessario continuare a stimolare con ulteriori interventi di politica economica”.
Confindustria è pronta così ad agire anche in sede europea, e non solo per contestare “l’impostazione e la tempistica delle nuove linee guida sugli npl, ma più in generale per ribadire ai regolatori che occorre coerenza nelle linee di politica economica e quelle della politica monetaria che devono essere anticicliche ed espansive e non invece antitetiche, così da assicurare l’indispensabile equilibrio tra le azioni volte a perseguire la stabilità del settore finanziario e quelle mirate a stimolare competitività e crescita”.
Dal canto suo Bankitalia, in base a quanto trapela da fonti di Via Nazionale, manda un chiaro messaggio alla Bce, invitandola a non esagerare sugli npl e auspica una versione finale equilibrata del calendar approach che come minimo escluda le posizioni garantite da collaterale e chiaramente si applichi solo ai nuovi flussi e non allo stock di crediti esistenti.