Elezioni federali tedesche: Merkel vince ma la Grosse Koalition è finita. Probabile coalizione Giamaica
I risultati delle elezioni federali in Germania riportano l’incubo del populismo sui mercati di tutto il mondo, con il partito di estrema destra Alternative fur Deutschland che assiste a una forte crescita dei consensi rispetto all’ultimo voto, aggiudicandosi il 12,6% dei consensi.
La vittoria di Angela Merkel non è in discussione, ma forte è stata l’erosione dei voti andati all’alleanza centrista del suo partito dei cristiano democratici e del Csu (alleanza CDU-CSU), che ha vinto con appena il 32,9%, perdendo l’8,6% dei voti rispetto alle precedenti elezioni federali; il partito socialdemocratico di Martin Schulz ha fatto -4,9%, con appena il 20,5% circa dei voti; con il 13% quasi dei voti, l’AfD è invece cresciuto dell’8,3% e diventa ufficialmente il primo partito di estrema destra a entrare nel Parlamento tedesco dalla Seconda Guerra Mondiale.
Centristi e socialdemocratici incassano il risultato peggiore dal Dopoguerra e, rivolta alla platea dei sostenutori del CDU raccolta a Berlino, Merkel fa tutto fuorché brindare al risultato. La cancelliera, che si prepara al suo quarto mandato per governare il paese, ringrazia “gli elettori che hanno riposto la loro fiducia in noi”, e cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno quando sottolinea che “gli obiettivi strategici” della campagna elettorale del CDU sono stati centrati.
Definisce tuttavia l’esito del voto “un risultato non buono come quello che ci aspettavamo” e promette di ascoltare “le preoccupazioni e le ansie” di chi ha votato per l’AfD, al fine di riconquistare i loro voti.
Di fatto, l’AfD diventerà il terzo principale partito della Germania, e si avvia a occupare 88 seggi nel Bundestag, rispetto ai 217 per l’alleanza CDU-CSU e i 137 per l’SPD (socialdemocratici).
Il complesso sistema elettorale tedesco comporta la costituzione, di norma, di governi di coalizione in Germania. Tuttavia, in questo caso è evidente il rischio ingovernabilità tanto che, in una nota diffusa nella serata di domenica Carsten Nickel, vice direttore della divisione di ricerca presso Teneo Intelligence, ha detto di prevedere una coalizione in stile Giamaica.
“Così come anticipato, il partito di estrema destra Alternative fur Deutschland ha fatto meglio delle previsioni degli ultimi sondaggi. Il risultato disastroso dei socialdemocratici significa che il partito dello sfidante di Merkel Martin Schulz andrà all’opposizione e che il CDU-CSU, i liberali dell’FDP e i Verdi inizieranno i negoziati per formare la cosiddetta coalizione Giamaica (liberali-verdi-centristi)“.
Ma secondo gli analisti, la formazione di una coalizione potrebbe richiedere mesi.
Così Nick Clay, gestore del BNY Mellon Global Equity Income Fund:
“L’economia della Germania è stata tra le principali beneficiarie del progetto europeo e del pacchetto di stimoli lanciato dalla Cina nel 2016. Non sorprende, dunque, che Angela Merkel sia stata rieletta. Tuttavia l’ottimismo dei mercati nell’interpretare il risultato del voto tedesco potrebbe essere prematuro. Gli investitori sembrano convinti che la vittoria di Macron in Francia abbia segnato la fine dell’ascesa dei partiti populisti e che il panorama politico si stia normalizzando. Secondo tale visione, la Brexit non sarebbe stata che un incidente di percorso, un caso isolato.
Crediamo che questa sia una convinzione erronea, come dimostrato anche dal risultato migliore del previsto ottenuto dal partito di estrema destra AfD. Macron era un outsider, sconosciuto nei circoli politici sino a un anno fa. La sua vittoria non è dissimile da quella di Trump (per quanto gli approcci dei due siano ovviamente molto diversi): in entrambi i casi, l’elettorato ha votato contro l’establishment e contro lo status quo politico, in favore di un cambiamento e di qualcosa di diverso, di nuovo. Lo stesso vale per la Brexit e per le elezioni in Gran Bretagna. Pertanto, riteniamo che sia pericoloso interpretare la rielezione di Angela Merkel come la fine del populismo in Europa, così come sarebbe pericoloso ritenere che le elezioni in Italia nel 2018 e il potenziale voto in Catalonia siano privi di rischi. Il cambiamento resta necessario, ed è ancora richiesto a gran voce dagli elettori”.