Draghi non fa cambiare umore a euro e Bund, si prospetta un tapering molto graduale
Tutto rinviato al 26 ottobre. Mario Draghi non ha certamente sorpreso ieri nel rinvio all’autunno di ogni decisione realtiva al piano di quantitative easing (QE) della Bce, che per il momento rimane quindi di 60 miliardi euro mensili. Il numero uno della Bce ha anche palesato una maggiore attenzione sulla recente forza dell’euro, che viene vista come una fonte di preoccupazione. Nonostante ciò l’euro ha reagito rafforzandosi ulteriormente contro il dollaro tornando sopra 1,20 nei pressi dei massimi da inizio 2015 toccati la scorsa settimana.
Verso ricalibrazione QE molto graduale
Il Super euro rischia di impattare non poco sull’inflazione e già l’Eurotower lo ha palesato limando le stime per il 2018 e il 2019. “La riduzione delle previsioni sull’inflazione mostra che la BCE sarà molto cauta ed attenta – commenta Gilles Pradère, gestore del fondo RAM Global Bond Total Return, RAM Active Investments – . Draghi ha evidenziato che la forza dell’euro ha ristretto le condizioni finanziarie, anche se queste continuano ad essere di supporto. La ricalibrazione sarà molto graduale, con un’attenzione particolare alla reazione dei mercati in riferimento ai tassi, agli spread e al forex, dato che questi hanno un impatto sulle condizioni finanziarie”.
Le dichiarazioni di Draghi hanno avuto un duplice effetto: oltre all’euro nuovamente in corsa sopra 1,20, sull’obbligazionario si è verificato un calo molto marcato dei tassi. Il rendiemnto del Bund decennale è sceso sotto quota 0,30% e quello del Btp italiano di pari durata viaggia a 1,91%. Perchè questi movimenti? “Se l’euro continua ad apprezzarsi – argomentano gli esperti di Mps Capital Services – allora il tapering sarà davvero molto morbido ed impiegherà molto tempo, consentendo pertanto alla BCE ancora di acquistare corposamente bond governativi, il che porta beneficio soprattutto a quei paesi che, a causa dell’elevato debito pubblico, abbondano di bond, come appunto l’Italia”.
Secondo BlackRock il miglioramento fondamentale dei fondamentali dell’area euro, in particolare in Germania, abbinato alla scarsità di offerta di obbligazioni da acquistare, porterà comunque la BCE a completare il suo programma di acquisto di asset entro la fine del 2018.
A dettare i tempi sono anche Fed e dollaro
Non va poi dimenticato che sull’ascesa dell’euro influisce anche la dinamica in atto oltreoceano con la Federal Reserve che difficilmente muoverà nuovamente sui tassi da qui a fine anno e inoltre gli impatti economici degli uragani di queste settimane potrebbero agire da ulteriore freno. Tutti elementi che favoriscono un dollaro debole nel breve-medio periodo.