Wall Street, Nasdaq -2,6%: Snap shock con -40% post profit warning, trascina a fondo Alphabet e Meta. Per Abercrombie sell fin oltre -30%
Wall Street in ribasso, sulla scia delle notizie arrivate dal fronte della Corporate America. Le notiie dimostrano come l’accelerazione dell’inflazione stia già divorando la redditività delle aziende, che anticipano tempi più duri sforbiciando i loro outlook.
Tristi protagonisti della seduta di oggi sono i tonfi di Snap e di Abercrombie & Fitch, ma anche di Facebook (Meta) e di Alphabet: i tonfi sono importanti, arrivano a superare anche -30% nel caso di Abercrombie e a tradursi in un crollo shock fino a -40% per Snap.
Alle 16 circa ora italiana, il Dow Jones arretra di 157 punti circa (-0,47%), a 31.722, lo S&P 500 è in calo dell’1,35% e il Nasdaq è in flessione del 2,60%.
Il titolo Snap crolla dopo il profit warning lanciato dalla società di social media nota per la sua APP di messaggistica SnapChat.
Le quotazioni affondano del 30%, facendo perdere al gruppo 1/3 circa del suo valore di mercato in Borsa.
L’effetto dei sell off è domino: cadono a Wall Street anche Meta, ex Facebook, che scivol di quasi -10%, Pinterest, che crolla di oltre 21%, Alphabet (-6%), Netflix (-4%), Apple (-2% circa).
“Forti sono i sell che si stanno abbattendo sulle azioni, e il principale colpevole è il profit warning lanciato da Snap nella serata di ieri – ha scritto in una nota riportata dalla Cnbc Adam Crisafulli, di Vital Knowledge – In un certo senso, è un po’ incredibile che una società relativamente piccola e perennemente non redditizia riesca a trascinare giù l’intero comparto ma, considerata la sensibilità del comparto stesso (quello hi-tech), Snap è capace di esercitare una maggiore influenza”.
D’altronde, “i titoli tecnologici continuano a dominare il mercato, sia in senso numerico (rimangono il settore che incide di più tra tutti) che psicologico e, nonostante la liquidazione aggressiva negli ultimi due mesi, c’è tanta gente che li detiene ancora in portafoglio”.
“Crediamo ora che sia probabile riportare un fatturato e un adjusted EBITDA al di sotto della parte inferiore della forchetta di guidance relativa a questo trimestre”, ha precisato il ceo di Snap Evan Spiegel, nel lanciare l’allarme sugli utili e sul fatturato.
L’ad ha spiegato il deterioramento macro con il balzo dell’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse, ma anche con le interruzioni delle catene di approviggionamento.
In forte rialzo invece il titolo Zoom Video Communications, che segna oltre +6% a seguito della diffusione dei numeri trimestrali. Il colosso delle videoconferenze ha riportato un EPS di 1,03 dollari rispetto agli 87 centesimi attesi dal consensus Refinitiv. I ricavi sono stati pari a 1,07 miliardi di dollari nel primo trimestre, in linea con le attese degli analisti. La crescita dei ricavi nel trimestre terminato il 30 aprile è stata pari al 12%, in calo da quasi il 200% nello stesso trimestre dell’anno precedente.
E’ tonfo invece per il titolo Abercrombie & Fitch, che scivola a Wall Street di oltre -25%, dopo che la catena di negozi di abbigliamento ha diffuso la propria trimestrale.
Abercrombie ha motivato il peggioramento delle stime con il costo più alto dei noli e delle materie prime, con il rapporto di cambio e le vendite più basse, a causa della minore propensione agli acquisti da parte dei consumatori, dovuta all’accelerazione dell’inflazione.
Nei tre mesi terminati il 30 aprile – suo primo trimestre fiscale – il gruppo retailer Usa ha sofferto così una perdita netta di $14,8 milioni, o di 32 centesimi per azione, rispetto all’utile netto di $42,7 milioni, o 64 cents per azione, dello stesso periodo dell’anno precedente. Escluse le voci di bilancio straordinarie, Abercrombie ha perso 27 centesimi, facendo molto peggio rispetto agli 8 centesimi per azione di utili attesi dal consensus. Il fatturato è salito del 4% a $812,8 milioni, rispetto ai $781,4 milioni del primo trimestre fiscale del 2021 e meglio dei $799 milioni previsti. Il gruppo ha tagliato però l’outlook sui margini operativi dell’anno intero al range compreso tra il 5% e il 6%, rispetto al precedente range stimato, compreso tra il 7% e l’8%.
La crisi del settore retail è stata confermata anche da Best Buy: il titolo riporta un trend piatto.
Anche la società retail di prodotti elettronici made in Usa ha reso noto di aver terminato il trimestre con un deterioramento della redditività, con un utile netto in calo a $341 milioni, o $1,49 per azione, rispetto ai $595 milioni, o $2,32 per azione, dello stesso periodo dell’anno precedente. E anche Best Buy ha tagliato le stime, anche sull’eps adjusted, al range tra $8,40 e $9, rispetto alla forchetta precedente, compresa tra $8,85 e $9,15. Il titolo Best Buy tuttavia non crolla, contrariamente al trend di altri titoli retail che hanno pagato il peggioramento della loro redditività con forti perdite in Borsa.
Il gruppo aveva già avvertito nel mese di marzo che le vendite dei due anni successivi sarebbero state più deboli.
E’ possibile dunque che il titolo abbia già scontato le cattive notizie.
Di fatto la scorsa settimana è precipitato al minimo delle ultime 52 settimane, dopo la diffusione delle trimestrali di Wal-Mart e Target.
Si può certamente dire che la rimonta di Wall Street di ieri è durata decisamente poco: ieri il Dow Jones è balzato di 618 punti, o di quasi il 2%, lo S&P 500 è avanzato dell’1,9% e il Nasdaq Composite è salito dell’1,6%.
In ribasso i tassi sui Treasuries Usa che, scontando il timore di una recessione, continuano a viaggiare da diverse sessioni sotto la soglia psicologica del 3% superata agli inizi di maggio. Oggi i decennali scendono al 2,78%.