Confindustria, l’affondo di Carlo Bonomi contro la politica e il nuovo appello a Draghi. Citati Dante e Guido Carli
Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, non fa sconti: in occasione dell’assemblea dell’associazione degli industriali, la prima in presenza dall’inizio della sua presidenza, al cospetto di 580 imprenditori arrivati da tutta l’Italia, Bonomi non ha risparmiato il monito alla politica italiana e alle dinamiche che continuano a caratterizzarla anche nel governo Draghi, che tutto è, di fatto, fuorché un governo tecnico, e dove i giochi continui per trovare gli equilibri di turno vanno a danno dell’Italia, già alle prese, come lo è il mondo intero, con le incognite legate all’evolversi della guerra tra Ucraina e Russia.
“I partiti preferiscono rapporti bilaterali con il Presidente del Consiglio. Non hanno mai firmato impegni comuni – ha tuonato Bonomi, facendo notare anche le colpe del sindacato:
“Una parte del sindacato ha sempre risposto che avrebbe solo parlato con il Governo, e non certo con noi: disconoscendo ogni possibilità di uno scambio di comune convergenza tra produttività e salari, nuove politiche attive del lavoro e nuovi ammortizzatori volti alla formazione e non più meri sussidi”.
Un atteggiamento che tra l’altro, secondo il numero uno di Confindustria, “il ministro (del Lavoro) Orlando ha del resto sempre incoraggiato, avendo a propria volta la stessa visione per cui il lavoro non va delegato alle parti sociali ma è la politica che lo decide, spesso ideologica”.
Bonomi: inabissata prospettiva grande patto per l’Italia
Il giudizio di Carlo Bonomi sulle condizioni in cui versa l’Italia non lascia spazio a dubbi:
Si è inabissata “la prospettiva su cui avevamo insistito tanto, fin dalla mia nomina: cioè la necessità di affrontare la ripresa italiana attraverso un grande patto per l’Italia, pubblico e privato, imprese e sindacati, tutti insieme“.
Tra l’altro, “poco prima della legge di bilancio, alla nostra Assemblea pubblica annuale, il presidente Draghi appoggiò e fece propria con grande energia la nostra proposta“.
Ma “rapidamente si comprese che non sarebbe stata accolta”, e questo, proprio per le prese di posizione dei partiti e dei sindacati.
La relazione all’assemblea privata degli industriali si è aperta con Carlo Bonomi che ha citato Dante Alighieri:
“Nel mezzo del cammin del mio mandato, mi ritrovai per una selva oscura… Con enorme rispetto per Dante Alighieri abuso dell’incipit della sua Divina Commedia, perché mi pare si presti bene a descrivere la situazione in cui ci troviamo”.
Il presidente ha insistito nel denunciare l’atteggiamento dei partiti e dei sindacati, la lotta “tra partiti e tra identità diverse del sindacato“, a cui “si è aggiunto il crescente ritardo e l’annacquamento progressivo delle riforme strutturali: dalla delega di riforma fiscale al ddl concorrenza, alle misure per la produttività“.
“I partiti dell’eterogenea coalizione dell’attuale Governo -ha spiegato – non hanno mai davvero condiviso uno spirito di concordia e cooperazione nazionale. Man mano che hanno preso ad avvicinarsi turni elettorali amministrativi e poi le elezioni per il Quirinale, ciascuno di essi ha iniziato ad anteporre bandierine identitarie”. Gli stessi partiti “si sono visti delegare il mix di interventi fiscali, e hanno scelto misure a margine sui bonus Irpef dimenticando completamente sia l’industria, sia la priorità di concentrarli su incapienti, giovani, donne e titolari di contratti a tempo. Come sul lavoro, anche la nostra organica proposta di taglio del cuneo contributivo concentrato a maggior vantaggio dei lavoratori sotto i 35.000 euro è rimasta inascoltata. La stessa cosa è avvenuta per la nostra proposta di riforma Ires con un’aliquota differenziata che premi con tassazione al solo 15% le imprese che reinvestono tutti gli utili per patrimonializzarsi meglio e investire sul proprio capitale materiale, immateriale e umano, per poi salire fino all`aliquota attuale se gli utili invece che al reinvestimento vengono destinate alle cedole”.
E l’Irap “si abbatterà solo per professionisti e imprese individuali. Al contrario, in legge finanziaria ci siamo trovati a sorpresa con l’azzeramento del Patent Box, forti tagli pluriennali a Industria 4.0, aggravi d’imposta dovuti a una troppo radicale revisione del riallineamento degli asset d’impresa“.
Confindustria: Bonomi presenta le 4 grandi sfide per le imprese
Bonomi ha illustrato le recenti le 4 grandisfide a cui Confindustria e le imprese hanno dovuto rispondere.
In primisi, quella del Covid, dove “l’industria italiana ha dato una enorme prova della sua responsabilità sociale, ed è stata cemento di coesione nazionale”; la redazione del PNRR, dove “nelle prime 80 pagine riscritte – ha sottolineato – si trovano molte delle nostre proposte e, soprattutto, quella visione generale per la crescita del Paese di cui avevamo sempre lamentato l’assenza”. Ora siamo a un altro momento di svolta dell’attuazione del PNRR; la necessità di ‘evitare folli crisi di governo, che avrebbero minato l’autorevolezza che la premiership di Mario Draghi assicura all’Italia”. E infine nel quarto e ultimo punto Bonomi ha ricordato “la necessità di affrontare tutti quei fenomeni aggravati dall’invasione russa dell’Ucraina: rialzo dei prezzi e scarsità delle commodity.
“I più colpiti sono quelli che più hanno sbagliato le proprie politiche energetiche negli anni – ha commentato Bonomi -. Per questo abbiamo immediatamente avanzato una serie di misure: ancora una volta strutturali. Purtroppo, è risultato evidente che ci sono state forti pressioni prevalenti ostili: sia all’intervento sul prezzo del gas, che invece poi Spagna e Portogallo hanno realizzato, sia a interventi diversi dal bonus immediato alle famiglie”.
E ancora, non è mancato l’affondo contro il rapporto in alcuni casi troppo stretto tra le imprese e la politica:
“In Confindustria non ci può essere spazio per alcun collateralismo politico e partitico. In alcune parti d’Italia, a un occhio attento, le imprese sono troppo vicine a questo o quel sistema di potere politico. Dobbiamo tutti guardarcene come da un contagio pericoloso – ha ammonito, citando Guido Carli, laddove ha avvertito che “occorre scongiurare ogni rischio di subalternità alle politiche dei partiti”.
La fiducia nel presidente del Consiglio Mario Draghi è stata comunque confermata, con tanto di nuovo appello:
“Confidiamo ovviamente che il presidente Draghi serri i tempi e ce la faccia, nonostante il vento dei partiti sia ormai fuoriuscito dal sacco di Eolo e sembri praticamente impossibile farlo rientrare: visto il nuovo turno di amministrative, poi regionali siciliane e infine elezioni politiche generali”.
Tra i vari appunti, la strada ancora lunga da fare per il PNRR:
“Come ha precisamente documentato Open Polis, delle 58 scadenze del Pnrr previste per fine giugno, 9 sono state completate, 17 appaiono a buon punto, e ben 32 sono ancora ‘in corso’. E tra queste la riforma del codice degli appalti, il programma nazionale di gestione dei rifiuti, la strategia per l’economia circolare, le misure per la nuova assistenza sanitaria territoriale e decentrata”.
E che dire di quelle pesanti eredità del passato? Bonomi ha posto l’accento sul Reddito di Cittadinanza rifinanziato senza cambiarlo, Quota100 non eliminata ma solo gradualmente assorbita” e sulla “facoltà per gli autonomi di avere ancora anni prima di rientrare in tassazione Irpef sopra i 65mila euro di fatturato.
“Queste tre misure da sole pesano in maniera pluriennale sul bilancio pubblico – tra maggior spese e minori entrate – per circa 70 miliardi dal 2020 al 2026 – ha puntualizzato – Tranne la quota del Reddito di Cittadinanza riservata esclusivamente alla lotta alla povertà, nessuna di tutte le altre finalità concorre all’obiettivo del sostegno a chi ha meno, né a un lavoro stabile per chi ne resta escluso né alla crescita delle imprese e del Paese”.