Affitti superiori a un terzo del reddito in 5 città, a Milano lo sforzo economico è oltre il 40%
Le famiglie milanesi sono quelle che destinano la quota più elevata delle loro entrate per l’affitto. Ben il 43% dello stipendio, stando all’Ufficio Studi di idealista, che ha incrociato i dati relativi al reddito con i prezzi delle locazioni per calcolare il cosiddetto “tasso di sforzo” che occorre per affittare un appartamento nei principali centri del paese. Supererebbero la regola generale di non destinare più di un terzo del reddito per pagare l’affitto altre cinque città capoluogo: Vicenza (40%), Como (37%), Prato e Carbonia (entrambe al 36%), mentre Firenze e Oristano si fermano sulla soglia del 33 per cento.
Quanto pesa, in termini di sforzo salariale, l’affitto di un’abitazione nel resto d’Italia? In 20 città l’impegno economico destinato alla locazione è compreso in uno stretto intervallo di soli 2 punti percentuali, dal 32% di Ferrara e Siracusa al 30% di città come Roma, Bologna,
Bergamo, Padova e Trieste per citare le città più grandi. Nel restante 75% dei capoluoghi – praticamente in 3 centri italiani su 4 – lo sforzo economico delle famiglie destinato all’affitto è inferiore al 30 per cento.
Scorrendo la graduatoria verso il basso si trovano Napoli, Bari (entrambe al 28%), Torino, Genova (con il 27% dello sforzo), quindi Verona (25%) e Palermo dove il rapporto canone-reddito raggiunge un’incidenza inferiore a quarto delle entrate familiari (24%). Le città dove l’affitto incide meno sulle entrate delle famiglie sono Aosta, Caserta e Catanzaro: solo il 20% del reddito.