Lavoro: i professionisti più stressati? In Italia sono quelli del mondo finanziario
Nel mondo della finanza stressati 9 professionisti su 10. A loro va il ‘primato italiano’. I settori bancario, assicurativo e delle intermediazioni sono quelli dove ben il 93% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi costantemente sotto pressione. Una tendenza che emerge dal sondaggio “The Workforce View 2020 – Volume Uno” realizzata da ADP, multinazionale leader nell’ambito della gestione delle risorse umane, che ha intervistato circa 32.500 lavoratori in tutto il mondo, 2.000 in Italia, esplorando le opinioni dei dipendenti riguardo alle problematiche attuali sul posto di lavoro e il futuro che si aspettano.
Al primo posto spicca il settore della finanza, con una percentuale del 93%, seguono i servizi professionali con il 90% (pubblicità, pubbliche relazioni, consulenza, servizi commerciali, legale, contabilità, architettura, ingegneria, progettazione di sistemi informatici) e chi lavora nel campo media / informazione (editoria, radio, televisione, cinema) con l’87%. Una media molto alta se si tiene conto che quella italiana e del 66%.
Dall’analisi è inoltre emerso come il 30% dei lavoratori del mondo della finanza faccia almeno 5 ore di straordinari a settimana, il 25% arriva a 10 ore settimanali, il 6% fino a 15 ore mentre il 5% fino a 20 ore. Per quanto riguarda il salario il 45% pensa di essere pagato correttamente per le proprie capacità e esperienza, il 31% pensa di essere sottopagato, il 33% vorrebbe avere più responsabilità, più autonomia e un ruolo più senior, il 7% pensa invece di ricoprire un ruolo per cui non è abbastanza qualificato.
Un mix di fattori incide sullo stress. A cominciare dall’ansia del risultato, eccessiva mole di lavoro, senso di frustrazione derivante da una paga poco premiante o da una carriera che stenta a decollare nonostante i numerosi sacrifici, ma anche la preoccupazione di non poter coniugare al meglio lavoro e vita privata. Oggi bisogna considerare anche lo stress da Covid-19. In particolare, ADP, cita i problemi di autoisolamento e sicurezza sul lavoro incidono molto sui lavoratori, ma anche il “superlavoro” che rappresenta un rischio per chi lavora in smart working, ovvero per chi si trova a dover imparare a gestire un tempo lavorativo che entra ormai prepotentemente in quello famigliare o privato.