Mutuo fisso o variabile: ecco l’impatto sulla rata con tassi ai minimi
Le nuove misure delle Bce, che ha rilanciato nuovamente il Quantitative Easing, portando a nuovi minimi il costo del denaro, potrebbero movimentare il settore dei mutui, sia per l’acquisto di una casa, quindi l’accensione di un mutuo nuovo, sia per la surroga di un mutuo già esistente, dopo la frenata degli ultimi mesi.
Guardando all’andamento degli indici di riferimento, i tassi sui mutui sono ai minimi storici di sempre. Sulla base di questa dinamica, l’ufficio studi di Tecnocasa ha calcolato l’effetto sulla rata mensile di un nuovo mutuo. Ipotizzando di acquistare un immobile dal valore di 160mila euro, accendendo un mutuo ipotecario di 110mila euro per una durata di 25 anni con uno spread medio di mercato pari a 1,1% per il tasso fisso e a 1,2% per il tasso variabile, si sosterrà con un mutuo a tasso fisso una rata di 431 euro, circa 27 euro in più rispetto a quanto si dovrebbe sostenere con un mutuo a tasso variabile, in quanto la sua rata ammonta a 404 euro.
Questo chiaramente, avvertono da Tecnocasa, vale se i tassi rimanessero sempre agli attuali livelli, cosa che è difficilmente verificabile in un orizzonte temporale così lungo come 25 anni. Volendo optare per la situazione di maggior risparmio, ovvero quella del mutuo variabile, è quindi fondamentale capire quanto il reddito del nucleo familiare sia in grado di sopportare eventuali aumenti di rata del mutuo variabile, sia in termini di capacità di rimborso sia in termini di sostenibilità del tenore di vita che si è abituati ad avere.