Brexit: quali effetti su carriere, mercato del lavoro e head hunter
La Brexit, la cosiddetta uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, sarà un evento che avrà impatti importanti anche sul mercato del lavoro. Sono circa 3,2 milioni i cittadini europei che lavorano nel Regno Unito e 1,3 milioni quelli britannici in Europa che, di fronte ad una permanente situazione di incertezza, anche solo percepita, potrebbero valutare l’opzione di ritornare nel paese di origine.
Le conseguenze su occupazione e carriere
Secondo le evidenze emerse in un recente studio, una no-deal Brexit vedrebbe un calo del 25% delle importazioni britanniche dall’Ue e metterebbe a rischio 375 mila posti di lavoro in Europa e quasi 47 mila in Italia. Inoltre, si stima che una hard Brexit vedrebbe fino a 250 mila professionisti di origine britannica fare rientro nel Regno Unito. Un tale esodo metterebbe a dura prova il sistema pubblico del Regno, ma avrebbe anche un impatto sugli ecosistemi occupazionali degli altri Paesi. Inoltre, seppure attualmente non vi siano segnali in questa direzione, è possibile che anche i cittadini europei che lavorano e risiedono nel Regno Unito possano decidere di tornare nei Paesi di origine”.
Il ruolo degli head hunter
In una situazione di incertezza, anche l’attività di head hunting dovrà cambiare. “Ci aspettiamo che, nei prossimi mesi, gli head hunter saranno chiamati a svolgere un ruolo più informativo, che li vedrà impegnati nel valutare e suggerire ai singoli manager impattati dalla Brexit le azioni più opportune”, ha illustrato Carlo Caporale, amministratore delegato Wyser Italia (società di GI Group specializzata nella ricerca e selezione di profili manageriali). Ciò significa un maggiore dialogo con i manager per aggiornarli su quanto il loro lavoro potrebbe cambiare e la loro carriera evolvere, dotarsi degli strumenti per intervenire in situazioni di tensione, dovute a possibili cambiamenti radicali per il professionista e accompagnarli nell’eventuale percorso verso un nuovo lavoro.