Welfare aziendale: più benessere e meno rimborsi in busta paga, ecco cosa vogliono i Millennials
Una cultura lavorativa sempre più legata al benessere e meno al solo vantaggio economico individuale. E’ quanto emerge dall’analisi “Indagine per i bisogni degli under35” condotta dalla startup JOINTLY-Il welfare condiviso, con il supporto del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano, sulla percezione che i lavoratori millenials hanno del welfare aziendale e quali sono i loro bisogni e preferenze dentro e fuori l’ufficio. A esser coinvolti nell’indagine circa 3200 dipendenti di aziende oltre 10 aziende.
Dalla ricerca, emerge come si stia diffondendo tra i giovani lavoratori un’idea rinnovata di welfare, sempre più legata alla dimensione del “work-life balance”: più tempo di qualità da dedicare a sé, alla propria crescita e formazione personale, al proprio benessere psicofisico e relazionale, e meno al vantaggio economico individuale. Prendendo in esame le preferenze dichiarate, infatti, i giovani che utilizzano già iniziative di welfare scelgono sempre meno le convenzioni (palestre, estetista, ecc), a vantaggio di attività di volontariato (857), occasioni di socializzazione (171), attività di formazione (102 persone) e opportunità di adottare orari di lavoro flessibili (93).
Un cambiamento culturale già in atto e destinato ad accentuarsi sempre di più: a differenza di quanto percepito dai loro genitori, per i millennials il lavoro non è più mera fonte di guadagno e componente totalizzante e centrale della vita, quanto piuttosto uno strumento utile al miglioramento del proprio benessere psicofisico. Questa diversa percezione che si sta diffondendo tra le nuove generazioni fa sì che le aziende debbano rivedere i propri piani di welfare. “Solo chi ascolterà i bisogni dei propri dipendenti, e costruirà per loro nuove iniziative coinvolgendoli nella progettazione – dichiara Francesca Rizzi, amministratore delegato di JOINTLY-Il welfare condiviso – sarà in grado di soddisfarli e vedrà aumentare il senso di appartenenza e la possibilità di ridurne il turn over”.