Italia, economia in positivo fino al 2023 ma cresce l’allerta sull’inflazione
L’economia italiana continua a crescere significativamente, ma ora a preoccupare in maniera seria è l’aumento dell’inflazione. I numeri rilasciati oggi dal rapporto dell’Istat svelano un quadro in chiaroscuro sul Bel Paese, con prospettive in peggioramento per famiglie e imprese, una situazione che ha portato le associazioni dei consumatori a lanciare subito un’allarme e richiedere un pronto intervento sul caro-energia al governo Draghi.
Si prevede che la crescita dei prezzi dei beni energetici contribuisca a un deciso aumento del deflatore della spesa delle famiglie residenti nell’anno corrente (+5,8%), i cui effetti dovrebbero attenuarsi nel 2023 (+2,6%). Il trend di aumento poderoso dell’inflazione nel breve periodo preoccupa il Codacons.
“Il rapporto dell’Istat conferma i nostri allarmi sulla crescita a lungo termine dell’inflazione, che non è certo un fenomeno temporaneo ma un allarme destinato a proseguire nei prossimi mesi, generando un costante impoverimento delle famiglie – spiega il presidente dell’associazione Carlo Rienzi – Gli effetti di tale quadro si faranno sentire sul potere d’acquisto e sui consumi, e provocheranno danni ingenti alla nostra economia, frenando la crescita. Tutto questo deve portare il Governo ad adottare misure più incisive ed efficaci per fermare l’escalation dei prezzi”.
Le prospettive per i prossimi mesi sono dunque caratterizzate da elevati rischi al ribasso quali ulteriori incrementi nel sistema dei prezzi, una flessione del commercio internazionale e l’aumento dei tassi di interesse. Anche le aspettative di famiglie e imprese potrebbero subire un significativo peggioramento. Tuttavia, al momento la situazione appare ancora positiva. I Pil italiano è infatti atteso continuare a crescere sia nel 2022 (+2,8%) sia nel 2023 (+1,9%), seppur in rallentamento rispetto al 2021. E anche l’evoluzione dell’occupazione, misurata in termini di ULA, sarà in linea con il miglioramento dell’attività economica con un aumento più accentuato nel 2022 (+2,5%) rispetto al 2023 (+1,6%).
Dunque, per riassumere il quadro generale: bene ma non benissimo. “I dati certi sono quelli passati che oggi l’Istat ci ricorda: tra gennaio e marzo i consumi finali hanno segnato una flessione congiunturale, la spesa delle famiglie sul territorio economico ha registrato una diminuzione dello 0,9%, la spesa delle famiglie residenti è scesa dello 0,8% – ha sottolineato in una nota l’Unione Nazionale Consumatori – Se i consumi continueranno a calare con questo ritmo si finirà in recessione”. Il rischio c’è, ma solo dopo il 2023.