Wall Street futures, petrolio e tassi Treasuries suonano alert recessione. WTI crolla -4,5% in attesa Biden
Futures Usa in ribasso dopo il rally di Wall Street, successivo alla peggiore settimana, per lo S&P 500, dal 2020. Ieri il Dow Jones Industrial Average ha guadagnato 641,47 punti, o +2,15% a 30.530,25 punti, lo S&P 500 è salito del 2,45% a 3.764,79, mentre il Nasdaq ha messo a segno un rialzo del 2,51% a 11.069,302.
Ma i futures indicano un brusco dietrofront: i futures sul Dow Jones scivolano di oltre 340 punti (-1,13%), quelli sul Nasdaq arretrano dell’1,56% mentre quelli sullo S&P 500 scendono dell’1,35%.
Attesa per il discorso che sarà proferito oggi dal presidente americano Joe Biden, dopo un incontro previsto con i dirigenti di sette società petrolifere Usa, recentemente criticate per non contribuire alla discesa dei prezzi della benzina.
Oggi, secondo una fonte contattata dall’agenzia di stampa Reuters, Joe Biden potrebbe annunciare la sospensione temporanea della tassa federale sulla benzina di 18,4 centesimi al gallone. Lo stesso presidente degli Stati Uniti aveva detto lunedì scorso di star considerando una pausa nell’imposizione della tassa.
Forte tonfo dei prezzi del petrolio: il contratto WTI scambiato sul Nymex crolla di oltre il 4,5% a $104,5, mentre il Brent capitola del 4% circa a $110,12 al barile, scontando, oltre al possibile annuncio di Biden, anche la paura recessione. Idem fanno i tassi sui Treasuries Usa a dieci anni, in ribasso al 3,196% circa.
Oggi attesa anche per l’audizione al Congresso del presidente della Fed Jerome Powell, dopo il rialzo dei tassi di 75 punti base varato dalla banca centrale Usa lo scorso mercoledì: la stretta ha portato i tassi al nuovo range compreso tra l’1,5% e l’1,75%.
I mercati continuano a scontare in generale la paura sull’arrivo di una recessione scatenata dai rialzi dei tassi più aggressivi che la Fed potrebbe dover continuare a lanciare per scongiurare l’inflazione. E’ da tempo, di fatto, che a Wall Street e sulle borse di tutto il mondo, risuona la parola-profezia di una recessione.
Ma non tutti gli economisti sono d’accordo: è il caso degli economisti di UBS, che hanno scritto in una nota ai clienti di “non intravedere una recessione Usa o una recessione globale né nel 2022 che nel 2023, nel nostro scenario di base”. Allo stesso tempo, “è chiaro che i rischi di un hard landing stanno aumentando”. In ogni caso, “anche se l’economia dovesse scivolare in una condizione di recessione, si dovrebbe trattare di una recessione leggera, vista la solidità dei bilanci delle banche e dei consumi”.