Titolo MPS stramazzato dalle vendite in Borsa, AD Lovaglio: ‘Adesso o mai più, diamo alla banca il valore che merita’
E non si può neanche più dire che il titolo Mps valga come una tazzina di caffé: con l’inflazione che corre e che di certo non ha risparmiato l’Italia, le azioni del Monte dei Paschi di Siena valgono meno della metà di una tazzina di caffé pagata al bar il cui prezzo, calcolato come media nazionale, si aggira attorno a 1,10 euro. Le quotazioni di Mps, invece, con il loro crollo inarrestabile, sono scese di fatto ai minimi assoluti di 0,454 euro nella sessione di ieri, confermando il tonfo da inizio anno che neanche il nuovo AD Luigi Lovaglio è riuscito a fermare:
il bilancio del trend è pari a una caduta YTD, ovvero da inizio 2022, pari a -47%, e pari a -50% dall’inizio dell’era di Luigi Lovaglio, che si fa risalire all’inizio di febbraio.
Il risultato dei sell che hanno tartassato il titolo Mps è che la banca senese vale in Borsa appena 483 milioni di euro: a tanto ammonta la sua capitalizzazione di mercato.
Nonostante i prezzi stracciati, Mps non sembra raccogliere l’interesse di nessuno. E’ vero che, come ha ricordato il ceo Lovaglio in un’intervista rilasciata a MoltoEconomia de Il Messaggero, la tabella di marcia ufficiale della banca prevede un aumento di capitale e solo dopo la ricerca di un partner per la privatizzazione.
Detto questo, all’orizzonte non si staglia nessun pretendente dopo il flop, vicino ormai a compiere un anno, delle trattative tra il Mef-Tesoro primo azionista di Mps con una quota del 64% e UniCredit di Andrea Orcel (che ora, con la nuova struttura di UniCredit Italia e la decisione cruciale che attiene alla sua controllata russa, ha in mente ben altro).
“Mps, adesso o mani più. E al tavolo con il partner parteciperemo solo con pari dignità”: è il titolo dell’articolo firmato da Rosario Dimito, che ha intervistato il numero uno del Monte dei Paschi.
Oggi, complice anche la rimonta di Piazza Affari, il titolo Mps scatta in Borsa con un aumento di quasi +5%. Incideranno anche le dichiarazioni rilasciate da Lovaglio, ma vale la pena sottolineare che oggi è una giornata decisamente positiva per Piazza Affari.
Alla domanda precisa relativa al capitombolo del titolo a Piazza Affari, scatenato magari dalla presentazione di un piano industriale che non ha convinto i mercati, Lovaglio ha risposto reiterando la massima fiducia nel suddetto piano:
“Noi crediamo fermamente nella bontà del piano. Si vuole dotare Mps di una redditività sostenibile nel lungo periodo che di necessità passa attraverso la semplificazione del gruppo, delle funzioni centrali e una maggiore capacità di generare ricavi dall’attività caratteristica. Saremo più agili, più veloci e ancora più vicini ai nostri clienti”.
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Prioritario, ha rimarcato il ceo, procedere all’aumento di capitale, ergo alla ricapitalizzazione della banca: qualsiasi eventuale operazione di M&A, comunque necessaria affinché quella privatizzazione della banca che è diventata quasi utopia si concretizzi, avverrà soltanto dopo. E certo Mps, stando alle parole di Lovaglio, non dovrà presentarsi nelle vesti di mendicante:
“Il nostro obiettivo primo è restituire alla banca il valore che merita, diventando così oggetto di attenzione per gli investitori quando lanceremo l’aumento di capitale. Poi, al momento opportuno, ci potremo sedere al tavolo con pari dignità rispetto a coloro che vorranno avviare un dialogo sulla base di un progetto di crescita da proporre agli azionisti”.
Ancora prima, c’è bisogno di attendere l’ok della Bce-Ue: “il confronto con la Bce è in corso – ha continuato Lovaglio – e “contiamo di poter convocare l’assemblea per approvare l’aumento di capitale a inizio agosto per riunirla a settembre, dopo l’arrivo dell’autorizzazione. Sull’altro fronte il governo e la Commissione Ue hanno in corso un dialogo per la revisione degli impegni”.
Lovaglio ha anche detto la sua sulla possibilità, verso cui lo stesso ministro dell’Economia Daniele Franco ha mostrato di avere un’apertura, che Mps possa convolare a nozze con una banca straniera.
Affrontata, ovviamente, anche la questione esodi dopo la proposta dei sindacati, a cui l’AD ha risposto tuttavia con molta cautela, sottolineando anzi che non solo “allegerire in modo mirato la struttura è indispensabile”, ma non basterebbe neanche.
Luigi Pedone, analista di Equita SIM, ha commentato così oggi l’intervista rilasciata da Lovaglio, presentando i principali spunti:
- Ribadite le leve strategiche del piano: efficienza operativa tramite la semplificazione della struttura di gruppo, mantenimento di un basso profilo di rischio; rafforzamento della capacità di generazione dei ricavi facendo leva sulle fabbriche prodotto;
- Tempistiche: il confronto tra management e BCE è ancora in corso. L’obiettivo è la convocazione dell’assemblea degli azionisti a inizio agosto. Nessuna novità in relazione al dialogo tra l’azionista (MEF) e la Commissione UE riguardo alla revisione degli impegni.
Ma intanto, a fronte della fiducia del management e del Tesoro nel rilancio della banca senese, il mercato, con quel tonfo ripetuto del titolo, sembra aver già provveduto a una sonora bocciatura del piano.