Il M5S di Conte sferra l’attacco a Draghi, niente voto al decreto aiuti. Nell’estate rovente l’ennesima crisi di governo italiana
Scoppia l’ennesima crisi di governo italiana, con il M5S di Giuseppe Conte che non partecipa al voto sul decreto Aiuti alla Camera. La minaccia più grande per la tenuta del governo Draghi è che i pentastellati decidano di fare il bis al Senato. Il presidente del Consiglio Mario Draghi sale al Quirinale per un colloquio con il presidente della repubblica Sergio Mattarella, mentre c’è chi parla c’è del Papeete di Conte. E’ il presidente di Italia viva, Ettore Rosato, che su Twitter scrive:
“Il M5s non vota il Dl Aiuti. Inizia il Papeete di Conte. Almeno nel 2019 non avevamo covid, guerra in Ucraina e inflazione all’8%”.
Così, nell’ennesima puntata del circo della politica italiana, mentre l’economia affonda, mentre è stop di 10 giorni del gasdotto Nord Stream 1– uno stop per presunti motivi di manutenzione che potrebbe diventare interruzione totale -, mentre l’Unione europea si prepara al worst-case scenario e in Italia si parla chiaramente dei punti del piano di razionamento del gas in caso di alt totale delle forniture di gas dalla Russia di Vladimir Putin, l’unità del governo Draghi viene messa a repentaglio dai pentastellati.
Dal canto suo, Conte motiva la decisione di non votare il decreto, sottolineando che il mancato voto al dl aiuti:
“era una decisione già chiara, perché c’è una questione di merito per noi importante che avevamo anticipato, c’è una questione di coerenza e linearità, quindi nulla di nuovo. Era stato anche anticipato, è tutto chiaro”, dice l’ex presidente del Consiglio arrivando alla sede del Movimento, stando a quanto riporta l’Ansa.
ll colloquio Draghi-Mattarella, riportano le fonti, dura meno di un’ora: si parla della situazione politica nazionale e internazionale è stato al centro dell’incontro tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, mentre, per quanto concerne la questione del voto di fiducia sul Dl Aiuti, Mattarella non commenta eventuali scenari.
Secondo l’agenzia Ansa, scorrendo i tabulati, emerge che complessivamente non hanno partecipato al voto 227 deputati, oltre agli 88 assenti giustificati perché in missione.
Su 104 deputati del M5s (non si calcola il presidente della Camera Roberto Fico) sono 85 quelli che non hanno partecipato al voto, seguendo l’indicazione del partito (altri 18 erano in missione). Sempre secondo i tabulati, si contano 41 assenti non giustificati nella Lega (altri 15 in missione), 28 in Forza Italia (altri 9 in missione), 16 nel Pd (altri 13 in missione) e 11 in Italia viva (altri 6 in missione).
Non può mancare il commento del leader di Italia Viva ed ex presidente del Consiglio Matteo Renzi che, interpellato sulla verifica di maggioranza che è stata chiesta da Forza Italia, sottolinea che, “se il Movimento 5 stelle se ne va, a maggior ragione è un tema da affrontare tuti insieme col presidente del Consiglio”.
Tornando alla richiesta di Forza Italia, il partito parla di “schizofrenia politica” dei 5 Stelle per il mancato voto sul decreto Aiuti alla Camera, e bacchetta anche chi scalpita, tentato di uscire dal governo (leggi Lega), chiedendo per l’appunto “una profonda verifica di maggioranza”.
In una nota scritta con tanto di video direttamente dal suo studio arriva l’appello di Silvio Berlusconi, che chiede “quali forze politiche intendano sostenere il governo”, con tanto di avvertimento: “non a fasi alterne e per tornaconti elettorali, ma per fare le riforme e tutelare gli interessi degli italiani”. Un appello a Mario Draghi, per “sottrarsi a questa logica politicamente ricattatoria e di prendere atto della situazione che si è creata“.
E in una intervista al Corriere della Sera pubblicata oggi, il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani ribadisce la linea: “E’ il momento della chiarezza, la nostra richiesta è semplice: il M5S ci deve dire cosa vuole fare. Devono spiegare se sono ancora dentro la maggioranza o se sono fuori. Serve serietà”, ha detto Tajani, continuando: “Serve una verifica tra i partiti. Non si può continuare a cincischiare. Oltretutto le tensioni del centrosinistra si stanno scaricando sull’esecutivo”.
Per Tajani inoltre, con gli attacchi del M5S al Pd durante la discussione “il famoso ‘campo largo’ è morto ieri in Aula”.
E a proposito, cosa succede nel Pd di Enrico Letta? Un articolo di La Repubblica indica che “Il Pd s’impegna a mediare coi 5S”, aggiungendo che “Enrico Letta ha sentito il leader grillino Giuseppe Conte” e che “ha parlato col premier Mario Draghi in questi giorni”. Letta “stringe i bulloni del partito nei colloqui, ieri, con i ministri dem, il vice segretario Peppe Provenzano, le capogruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi. Il segretario del Pd dice di non essere semplicemente uno ‘sminatore’ delle tensioni della maggioranza, che da ieri sono diventate un nodo politico da sciogliere. La verifica non è una strada che convince i Dem. Per ora. E Letta confida ai suoi: ‘Nonostante le difficoltà sono fiducioso, il filo non si spezzerà e il governo non cadrà’.
Letta non risparmia un monito ai 5S: “Sarebbe grave e incomprensibile lasciare un Paese con un governo indebolito per motivi che nulla hanno a che vedere con la politica economica”.
Verso la tarda serata, arriva però la dichiarazione di Matteo Renzi: “Meglio le elezioni che un ricatto continuo, meglio un chiarimento vero che tutto questo indecoroso balletto. Se non ci sono le condizioni e si deve andare a elezioni si vada a elezioni. Tutto, ma non questo clima di sfilacciamento dove la gente vede i problemi in busta paga, nella bolletta e pensa che la politica stia parlando di Conte, cioè di un clown triste a fine show. Se i Cinque Stelle hanno qualcosa dire, lo dicano, altrimenti smettano con questa tarantella indecorosa”. Così l’ex presidente del Consiglio nel presentare il suo ultimo libro “Il Mostro”, edito da Piemme, a Monza.