Piazza Affari risale a fine ottava, ancora una giornata no per Unicredit e TIM
Piazza Affari in moderata ripresa oggi dopo le sottoperformance degli ultimi giorni dettate dalla crisi di governo sfociata nella caduta del governo Draghi con scioglimento delle Camere ed elezioni anticipate fissate per il 25 settembre. All’indomani della Bce gli investitori si sono concentrati sui riscontri arrivati dagli indici PMI, con quello composite dell’eurozona scivolato in territorio di contrazione; indicazioni che hanno acuito i timori di un’imminente recessione e gli investitori sono corsi ad acquistare bund e anche Btp. Pochi spunti invece dall’earning season con numeri sotto le attese di Twitter. Oltreoceano si guarda già alla Fed di mercoledì prossimo e ai numeri delle Big Tech in arrivo sempre la prossima settimana, in particolare quelli di Apple e Amazon.
Il Ftse Mib in chiusura segna +0,07% a 21.211 punti. Sul parterre di Piazza Affari si conferma anche oggi la debolezza di Unicredit (-2,35%) e Intesa Sanpaolo (-0,18%) tra i titoli più penalizzati dalla caduta del governo Draghi e dal conseguente balzo dello spread Btp/Bund (che stamattina ha aperto in area 325 pb). In recupero invece Poste che chiude a +1,33%. Tra i migliori anche Inwit (+2,39%) dopo che, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze Daniele Franco, il Consiglio dei ministri ha deliberato l’esercizio dei poteri speciali, sotto forma di prescrizioni, in relazione all’acquisizione, da parte della società lussemburghese Impulse (Ardian), attraverso Daphne3 (controllata da Telecom Italia), di una partecipazione del capitale sociale di Inwit da TIM. “Non ci attendiamo si tratti di un blocco all’operazione di passaggio del controllo di Daphne3 da TIM ad Ardian il cui closing è atteso in luglio” affermano gli analisti di Equita.
Ancora una seduta no per TIM (-2,04% a 0,2158 euro) con Moody’s che ha declassato i rating sulla maggiore tlc italiana. L’agenzia di rating spiega come il downgrade riflette l’aspettativa che la sua leva finanziaria rimanga elevata e il suo flusso di cassa rimanga negativo nei prossimi 2-3 anni, a causa delle condizioni di mercato altamente competitive in Italia e delle elevate esigenze di investimento, combinate con il previsto rallentamento macroeconomico. Intanto indiscrezioni stampa vedono Vivendi, socio di riferimento di Tim con il 24%, alzare la valutazione della rete in area 31-34 miliardi, ben superiore sia a quanto stimato dagli analisti (17-21 miliardi) sia a quella degli advisor indipendenti di Tim (25 miliardi). Il rischio adesso è che i tempi per l’approdo alla rete unica si allunghino anche alla luce della crisi di governo.