Da Wall Street alla Silicon Valley, il ritorno in ufficio non è più un imperativo
Da Wall Street alla Silicon Valley, molte le aziende che temono di perdere i propri talenti e anche i più inflessibili stanno ammorbidendo le loro opinioni in merito al rientro in ufficio dei lavoratori, puntando invece sullo smart working anche ibrido.
Jamie Dimon cambia idea sullo smart working?
L’amministratore delegato di JPMorgan Chase, Jamie Dimon, è stato uno dei critici più accesi del lavoro a distanza, sostenendo che non può sostituire lo sviluppo spontaneo di idee che nasce dall’incontro con i colleghi alla macchinetta del caffè. Il mese scorso però, nella sua lettera annuale agli azionisti, il capo della più grande banca americana ha ammesso che il lavoro da casa “diventerà sempre più permanente nelle aziende americane” e ha stimato che circa il 40% dei suoi 270.000 dipendenti lavorerà secondo un modello ibrido, che comprende giorni in ufficio e a casa. Poco dopo la missiva di Dimon, uno degli alti dirigenti tecnologici della banca ha comunicato ad alcuni team che avrebbero potuto ridurre i giorni di presenza in ufficio da tre a due a settimana.
Una piccola rivoluzione che sta investendo molti posti di lavoro con i dipendenti che si ribellano e insistono nel continuare lo smart working che permette loro di prendersi cura dei figli, evitare le fatiche della vita da pendolare, sullo sfondo le preoccupazioni per l’aumento dei casi di COVID-19. Dal canto loro però i datori di lavoro sono ancora restii a sanzionare coloro che non seguono i loro ambiziosi piani di rientro in ufficio, temendo che si ritorcano contro di loro nell’attuale mercato del lavoro caratterizzato dalle Grandi Dimissioni. Questo li porta a rivalutare le loro strategie accuratamente elaborate e a riconsiderare quale sia un approccio realistico a lungo termine al lavoro di persona. Non tutti i lavoratori si ribellano alle direttive di tornare in ufficio, con variazioni tra aziende, settori e categorie lavorative.
Le persone stanno tornando a fare praticamente tutto il resto – viaggi, ristoranti, concerti, negozi – in un contesto di generale allentamento delle restrizioni legate alla COVID. Allo stesso tempo, le aziende che hanno già deciso per il rientro in ufficio nei primi mesi dell’anno hanno ora molte lamentele da parte dei dipendenti, molti dei quali sono frustrati dal fatto di dover fare il pendolare solo per passare metà della loro giornata a fare chiamate su Zoom. Tutto ciò si aggiunge a due anni interi di dati su come i lavoratori siano rimasti altrettanto produttivi – e spesso più soddisfatti – lavorando da casa, e alle ricerche emergenti del mondo accademico. Il risultato è una serie di prove concrete che possono convincere anche gli scettici più ardui dei benefici del lavoro a distanza.