Inflazione Italia all’8,4% annuo: ecco il potenziale impatto su una famiglia tipo
É appena stato comunicato dall’Istat uno dei dati più attesi di questa settimana: l’inflazione italiana. Secondo le stime preliminari, nel mese di agosto 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,8% su base mensile e dell’8,4% su base annua (da +7,9% del mese precedente).
Questa accelerazione si deve ai prezzi dei beni (da +11,1% a +11,8%), mentre la crescita di quelli dei servizi rimane sostanzialmente stabile (da +3,6% a +3,7%); il differenziale inflazionistico tra questi ultimi e i prezzi dei beni rimane quindi negativo, ma si amplia a -8,1 punti percentuali (era -7,5 a luglio). Da notare il rallentamento dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +8,9% a +8,4%, +2,4% il congiunturale anche a causa anche di fattori stagionali), dovuto alla decelerazione dei prezzi del trasporto aereo passeggeri, la cui crescita rimane però molto elevata (da +109,2% a +85,1%; +18,4% su base mensile), e del trasporto marittimo e per vie d’acqua interne (da +8,7% a +6,5%; +25,6% la variazione congiunturale), mentre si riduce la flessione di quelli del trasporto passeggeri su rotaia (da -9,0% a -8,3%; +1,4% rispetto a luglio).
Come nelle rilevazioni precedenti, l’accelerazione dei prezzi dei beni è imputabile prevalentemente ai prezzi dei beni energetici (da +42,9% di luglio a +44,9%; +2,5% il congiunturale), a causa della componente non regolamentata che registra un’accelerazione (da +39,8% a +41,6%; +3,0% rispetto al mese precedente), mentre quella regolamentata pur continuando a registrare una crescita molto sostenuta rimane stabile (+47,9%; nullo il congiunturale). Sono l’energia elettrica e il gas mercato libero che producono l’accelerazione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (in parte mitigata dal rallentamento di quelli dei carburanti) e che, insieme con gli alimentari lavorati e i beni durevoli, spingono l’inflazione a un livello (+8,4% appunto) che non si registrava da dicembre 1985 (quando fu pari a +8,8%).
Accelerano anche i prezzi dei beni per la cura della casa e della persona (da +9,1% a +9,7% su base annua) e alimentari (da +9,6% di luglio a +10,2%; +1,0% rispetto al mese precedente) a causa di aumenti generalizzati dei prezzi degli alimentari lavorati la cui crescita sale da +9,5% a +10,5% (+1,2% sul mese), mentre quella dei prezzi dei beni alimentari non lavorati rimane pressoché stabile (passando da +9,6% a +9,7%, +0,4% la variazione congiunturale). Rallentano però i prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,7% a +7,8%).
Da segnalare l’accelerazione dei prezzi degli altri beni (da +3,0% a +3,3%; +0,4% su base mensile), imputabile prevalentemente ai prezzi dei beni durevoli la cui crescita passa da +3,3% a +3,9% (+0,8% la variazione congiunturale), a causa dei grandi apparecchi domestici elettrici e non, dei piccoli elettrodomestici, delle Automobili usate, degli Apparecchi fotografici e cinematografici e strumenti ottici e alla flessione meno marcata dei prezzi degli Apparecchi di ricezione, registrazione e riproduzione di suoni e immagini e degli Apparecchi per il trattamento dell’informazione.
Infine, l’“inflazione di fondo” segue il trend principale e continua a correre: al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +4,1% a +4,4% (non era così da maggio 1996 quando fu +4,7%) e quella al netto dei soli beni energetici da +4,7% a +4,9% (non era così da aprile 1996), mentre la crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” registra un aumento che non si osservava da giugno 1984 attestandosi a +9,7%. L’inflazione acquisita per il 2022 si attesta dunque a +7,0% per l’indice generale e a +3,5% per la componente di fondo. Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,8% su base mensile e del 9,0% su base annua (da +8,4% nel mese precedente).
I dati appena comunicati dall’Istat sull’inflazione di agosto confermano in pieno l’allarme stangata lanciato dal Codacons e aggravano la situazione delle famiglie italiane alle prese con abnormi rincari di prezzi e tariffe. Il tasso di inflazione all’8,4% si traduce, considerata la totalità dei consumi annui delle famiglie italiane, in una maggiore spesa, pari a +2.580 euro annui per la famiglia “tipo”, che raggiunge i +3.352 euro annui per un nucleo con due figli – calcola il Codacons.
“Siamo in presenza di una vera e propria emergenza nazionale che avrà effetti pesanti sull’economia e spingerà una fetta di popolazione verso la soglia di povertà – spiega il presidente Carlo Rienzi – Il Governo non può più perdere tempo, e deve intervenire con urgenza su alimentari, energia e carburanti, tagliando subito l’IVA sui generi alimentari (i cui prezzi hanno subito ad agosto un rincaro record del +10,6% su base annua), fissando un price cap a luce e gas e bloccando la risalita dei listini di benzina e gasolio” – conclude Rienzi.