Climate change: paesi del G7 indietro tranne Italia e Francia
Altro che accelerazione. I progressi fatti dalle economie del G7 contro i cambiamenti climatici siano ancora insufficienti, tanto che i traguardi prefissati in vista della COP27 appaiono sempre più fuori portata. Ma l’Italia è l’eccezione.
Così la nuova analisi del CDP e della società di consulenza strategica Oliver Wyman secondo cui le società italiane e tedesche sono quelle che hanno fatto i maggiori passi avanti, dato che le emissioni collettive porterebbero a un aumento del surriscaldamento globale di “appena” 2,2°C. Le due nazioni leader sono seguite dalla Francia (2,3°C), dal Regno Unito (2,6°C) e dagli Stati Uniti (2,8°C), mentre le aziende canadesi sono le peggiori del G7, con 3,1°C.
Aspetto chiave che emerge da questa ricerca è la chiara e consistente sovraperformance delle società europee rispetto a quelle nordamericane e asiatiche in tutti i settori come si legge in una nota. Ad esempio, relativamente alla produzione di energia l’Europa registra un livello di surriscaldamento di 1,9°C, rispetto ai 2,1°C delle aziende nordamericane e ai 3°C di quelle asiatiche. Non a caso, gli obiettivi del settore energetico prefissati in Europa sono molto più stringenti, con una politica di contenimento entro i 2°C (o anche più ambiziosa) che copre l’80% delle emissioni attuali. Complessivamente, le imprese europee hanno registrato un progresso, passando da un incremento delle temperature di 2,7°C nel 2020 a 2,4°C nel 2022, dovuto in buona parte al grande incremento nel 2021 – pari all’85% – delle società con obiettivi di riduzione delle emissioni fondati su basi scientifiche. Laurent Babikian, Global Director Capital Markets di CDP, ha dichiarato: “Il fattore più importante per una rapida riduzione delle emissioni in linea con l’Accordo di Parigi è la definizione di obiettivi ambiziosi. Non è accettabile per nessun paese, tanto meno per le economie più avanzate del mondo, avere settori che mostrano ancora un’ambizione così scarsa. Con queste informazioni, i governi, le autorità di regolamentazione, gli investitori e l’opinione pubblica devono chiedere di più alle imprese con un alto impatto ambientale che non hanno ancora fissato target climatici. Sebbene la voce di questi player si stia alzando, dobbiamo fare in modo che la strada verso gli 1,5°C rimanga percorribile, in vista anche della COP27. Le aziende con alti livelli di emissioni, i loro investitori e finanziatori devono immediatamente fissare e onorare i loro obiettivi attraverso piani di transizione credibili per permetterci di raggiungere questo traguardo.”