Bce-Day: virata Lagarde last-minute sui tassi? Intanto Goldman Sachs prevede Fed più hawkish
Il Bce-Day è arrivato, con l’annuncio atteso sui tassi dell’area euro: oggi, giovedì 8 settembre 2022, la Bce di Christine Lagarde deciderà come continuare a combattere l’inflazione che, nel blocco dell’Eurozona, sta mettendo KO il potere di acquisto dei consumatori ed erodendo i margini delle aziende, alle prese con l’incubo del caro energia.
Le previsioni si sono fatte più incerte nelle ultime ore con la diffusione di alcuni rumor su un eventuale pressing di Lagarde sui falchi della banca centrale europea. Secondo le indiscrezioni, Lagarde starebbe proponendo ai membri più hawkish della Bce di alzare i tassi non di 75 punti base ma, a fronte dello stop dei flussi di gas dalla Russia all’Europa attraverso il gasdotto Nord Stream 1 e delle relative preoccupazioni, e sulla scia dei vari alert sull’arrivo di una recessione, di 50 punti base.
Troppe le sfide che l’economia del blocco deve fronteggiare: nel caso specifico dell’Italia, poi, che è stata sempre osservata speciale di Francoforte a causa del suo debito pubblico monstre, la paura di Lagarde & Co è di agire in modo tale da provocare uno shock sui BTP, che già stanno soffrendo scontando l’incertezza che di per sé accompagna le elezioni politiche del paese.
In realtà, l’esito del voto italiano stavolta è meno incerto, con il centrodestra visto in vantaggio.
La preoccupazione è piuttosto per la fine del governo Draghi: governo che ha fatto sì che l’Italia imboccasse il sentiero delle riforme. Ci sono non pochi dubbi sulla capacità del prossimo governo di centrare gli obiettivi del PNRR, il piano Draghi la cui esecuzione permette all’Italia di ricevere la fetta più grande dei finanziamenti Ue, dispiegati con il Recovery Fund. Più in generale Lagarde teme una nuova crisi dei debiti sovrani, in un contesto in cui aumentano le critiche contro il suo stesso operato, da parte di chi teme che la carrellata del rialzo dei tassi finirà per scatenare in Europa (Eurozona per la precisione), fino a poco tempo fa dipendente dal gas della Russia, una profonda recessione e una fuga degli investitori dagli asset considerati più vulnerabili (come i BTP, per l’appunto).
D’altronde, un vero e proprio scudo salva BTP non c’è nonostante l’annuncio di fine luglio della Banca centrale europea. E qualcuno paventa una tempesta italiana per i bond italiani.
Lo scorso 21 luglio, proprio nel giorno delle dimissioni del presidente del Consiglio Mario Draghi, in un’Italia scossa dalla crisi di governo, la Bce di Christine Lagarde ha annunciato il tanto atteso scudo anti-frammentazione dell’area euro, noto in Italia come scudo anti-spread o salva BTP.
Lo scudo è stato battezzato TPI (Transmission Protection Instrument), ma la stessa madame Lagarde sarà consapevole di come lo strumento non abbia fatto poi grande effetto sui BTP.
La paura di una recessione, unita all’effetto incertezza delle imminenti elezioni politiche del prossimo 25 settembre, con alcuni partiti che sembrano far finta che il debito pubblico non sia un problema. e il timore di un’accelerazione dell’inflazione, hanno portato i tassi sui BTP a balzare nelle ultime sessioni fin oltre la soglia del 4%, e lo spread BTP-Bund a salire fino a quota 240.
Da allora i valori hanno ritracciato, ma la tensione sui BTP rimane elevata. Tanto che gli analisti di Barclays non credono che la BCE porrà fine ai reinvestimenti di titoli APP in scadenza quest’anno e ai reinvestimenti in PEPP, poiché sono considerati arma prioritaria di difesa contro i rischi di frammentazione.
Lo scorso 21 luglio è stato anche il giorno in cui la Bce di Christine Lagarde ha alzato i tassi per la prima volta dal 2011 e sorprendendo con un rialzo di ben 50 punti base, anche se il mercato era già parzialmente preparato a un rialzo più corposo.
La Bce ha alzato i tre principali tassi di riferimento, ovvero i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale di 50 punti base, rispettivamente allo 0,50%, allo 0,75% e allo 0,00%, con effetto dal 27 luglio 2022, sancendo la fine dell’era dei tassi negativi.
Nelle ultime ore il capo economista di Berenberg Holger Schmieding ha fatto notare che l’adozione di strette monetarie più forti all’inizio (del percorso di normalizzazione dei tassi) è una strategia che “può avere un impatto più forte sulle aspettative sull’inflazione rispetto a un approccio graduale”. E che, di conseguenza, “un rialzo di 75 punti base potrebbe avere senso”. Detto questo, Schmieding ha lanciato anche un avvertimento: “Sebbene sia largamente prezzato, (il rialzo) potrebbe esacerbare le tensioni sui mercati dei bond”.
Una view su cosa farà la Bce di Lagarde è arrivata anche da Morgane Delledonne, Head of Investment Strategy Europa di Global X: “Dalla riunione della BCE arriverà probabilmente un rialzo dei tassi di 50 punti base con una conferenza stampa da falco, oppure un rialzo dei tassi di 75 punti base con dichiarazioni neutrali e di dipendenza dai dati. Rispetto all’ultima riunione, bisogna tener conto di alcune novità: i dati dell’inflazione, che hanno sorpreso al rialzo; lo shock relativo alle forniture di gas dalla Russia, con i prezzi dell’energia che continuano a salire; infine, un euro più debole. Tuttavia, le condizioni finanziarie e in particolare gli spread core rispetto ai paesi periferici sembrano abbastanza simili ai livelli di luglio. Nel complesso, i recenti sviluppi suggeriscono una posizione più aggressiva, poiché l’euro è troppo debole, la domanda di gas dovrà scendere drasticamente e l’inflazione sembra ancora fuori controllo. Il lato positivo è che la Russia potrebbe aver esaurito la sua leva economica sull’Europa attraverso i tagli alle forniture di gas, e i dati economici mostrano una certa resilienza al di fuori della Germania. Il mercato si attende una BCE aggressiva, quindi, a meno di assistere a un rialzo di 100 punti base, non dovremmo vedere troppa volatilità. Come principale risultato della riunione dovrebbe esserci piuttosto un rafforzamento dell’euro”.
Un indebolimento dell’euro non verrebbe di certo visto di buon occhio dalla Bce, in quanto rischierebbe di fomentare ulteriormente la crescita dell’inflazione: proprio quanto Lagarde & Co intendono scongiurare. E’ dunque questo il pericolo di un rialzo dei tassi di ‘soli’ 50 punti base: dopo l’annuncio di Gazprom sullo stop del gasdotto Nord Stream 1, l’euro ha già bucato pochi giorni fa la soglia di $0,99 per la prima volta dal 2002.
Intanto, nelle ultime ore è arrivato anche l’outlook più hawkish sui tassi Usa firmato Goldman Sachs.
Goldman Sachs ha reso noto di intravedere una Fed di Jerome Powell più aggressiva, con il responsabile economista Jan Hatzius che ora stima con il suo team un rialzo dei tassi di 75 punti base nella prossima riunione di settembre, rispetto alla stretta di 50 punti precedentemente attesa.
Goldman Sachs scommette anche su un aumento dei tassi di 50 punti base a novembre, rispetto alla stretta di 25 punti base stimata fino a oggi, e su un rialzo di 25 punti base a dicembre. Hatzius ha motivato la revisione delle stime con le parole dei funzionari della Fed, che “sembrano implicare che il progresso nel frenare l’inflazione non sia stato uniforme o rapido così come avrebbero voluto”.
Lo scorso 27 luglio la Fed ha alzato i tassi sui fed funds di 75 punti base, per la seconda volta consecutiva, a conferma della sua lotta contro l’inflazione galoppante negli Stati Uniti. Con il suo secondo rialzo consecutivo di 75 punti base, Powell & Co hanno portato i tassi sui fed funds Usa nel nuovo range compreso tra il 2,25% e il 2,5%, al record dalla fine del 2018. (Lna)