Pasta costa il 30% in più, pane +10%, carne +5%: rincari a cascata nel settore alimentare
Un effetto domino preoccupante è quello a cui si sta assistendo negli ultimi giorni con una moltitudine di rincari per i prodotti alimentari derivanti dalla crisi delle materie prime e del caro energia. A denunciarlo l’associazione dei consumatori Consumerismo No Profit, che fornisce i numeri circa gli incrementi dei listini al dettaglio.
In base ai dati raccolti e alle denunce delle organizzazioni di settore, frutta e verdura sono i generi alimentari che stanno subendo i rincari più pesanti – spiega Consumerismo – I maggiori costi della logistica, tra caro-energia e carburanti alle stelle, unitamente a problemi meteorologici, hanno prodotto aumenti dei listini che raggiungono il +70% per le banane, +60% per i funghi, +35% per le patate, +25% pere e zucche.
Ma ad aumentare in tutta Italia è anche il prezzo della pasta (+30%), quello del pane (+10%) e rincari medi del +5% si registrano per latte e carne.
Aumenti si registrano anche per vini e bevande, a causa dei maggiori costi di imbottigliamento legati agli incrementi di vetro, carta, legno, mentre la pausa caffè potrebbe diventare un salasso: il costo della tazzina al bar potrebbe presto raggiungere quota 1,50 euro, a causa delle quotazioni del caffè rincarate del +80% sui mercati internazionali.
“Incrementi dei listini che colpiscono beni primari e irrinunciabili come gli alimentari, e che porteranno ad una perdita di potere d’acquisto per i cittadini, i quali reagiranno tagliando i consumi – afferma il presidente Luigi Gabriele – Una situazione pericolosissima per la nostra economia, poiché una riduzione della spesa delle famiglie provocherebbe effetti a cascata su commercio, industria e imprese, affossando la ripresa economica e riportando indietro di mesi il paese”.