Schroders: elezioni italiane non sono fonte di preoccupazione
Le imminenti elezioni non rappresentano un’importante fonte di preoccupazione.
Così Hannah Piper, gestore del fondo Schroder ISF Italian Equity di Schroders secondo cui la storia mostra che i governi italiani restano in carica in media per meno di 2 anni, come successo sin dalla Seconda Guerra Mondiale. Di conseguenza, la brusca fine del governo di Mario Draghi e la possibilità di un governo più conservatore è stata semplicemente anticipata di un semestre.
“In sintesi, anche se stiamo entrando in una fase di recessione per i prossimi trimestri e la crisi energetica metterà ancora una volta alla prova i cittadini e le imprese italiane (l’Italia è il secondo importatore di gas russo dopo la Germania)” dice l’esperta, “l’economia italiana è meglio posizionata rispetto all’inizio dell’ultimo periodo di recessione (2016-18): lo slancio del PIL è più forte di quello di Germania e Francia grazie al buon lavoro del Governo Draghi, ai fondi nell’ambito del PNRR e al meccanismo della BCE per tenere sotto controllo il costo di finanziamento dell’Italia”.
Infine, Piper ricorda come il mercato azionario italiano, insieme a quello tedesco, è in genere altamente sensibile al punto di flesso del PIL dell’UE: se lo slancio economico della regione dovesse diminuire a un certo punto nel 2023, il mercato azionario italiano sarebbe il meno costoso, il meno detenuto dagli investitori e il più sensibile al raggiungimento del punto massimo della recessione e al miglioramento delle prospettive economiche, conclude.