Bernanke, Diamond e Dybvig premiati con il Nobel per l’economia per ricerca su crisi finanziarie
Gli economisti statunitensi Ben Bernanke, Douglas Diamond e Philip Dybvig sono stati insigniti del premio Nobel per le scienze economiche per il 2022 per le loro ricerche su banche e crisi finanziarie.
Ben Bernanke è stato presidente della Federal Reserve dal 2006 al 2014 e ora lavora al Brookings Institute di Washington. Diamond è professore alla Booth School of Business dell’Università di Chicago e Dybvig è professore alla Olin Business School della Washington University di St. Louis.
Il comitato del Nobel ha dichiarato che il loro lavoro, svolto all’inizio degli anni ’80, ha “migliorato in modo significativo la nostra comprensione del ruolo delle banche nell’economia, in particolare durante le crisi finanziarie” e ha dimostrato perché è fondamentale evitare i crolli bancari. Hanno aggiunto che questo è stato “prezioso” durante la crisi finanziaria del 2008-2009 e la pandemia di coronavirus.
L’analisi di Bernanke sulla Grande Depressione degli anni Trenta ha mostrato come e perché le corse agli sportelli bancari siano state una delle ragioni principali per cui la crisi è stata così lunga e grave. Il lavoro di Diamond e Dybvig, invece, ha analizzato il ruolo socialmente importante che le banche svolgono nell’appianare il potenziale conflitto tra i risparmiatori che vogliono avere accesso al loro denaro e l’economia che ha bisogno di investire i risparmi; e come i governi possono aiutare a prevenire le corse agli sportelli fornendo un’assicurazione sui depositi e agendo come prestatore di ultima istanza.
L’Accademia reale svedese delle scienze ha selezionato i vincitori da una lista di candidati raccomandati dal Comitato del premio per le scienze economiche. In una conferenza stampa successiva all’annuncio del Nobel, è stato chiesto a Diamond se avesse qualche avvertimento da dare a banche, istituzioni e governi, visto l’attuale aumento dei tassi di interesse e le previsioni di un’altra crisi finanziaria. Diamond ha risposto: “Le crisi finanziarie, nel modo in cui io e Phil Dybvig le consideriamo, si aggravano quando la gente inizia a perdere fiducia nella stabilità del sistema. E questo è legato essenzialmente a quanto si pensa che il settore bancario sia redditizio, oltre che stabile”. Alla domanda se prevedesse un’altra crisi finanziaria, ha risposto che il mondo è “molto più preparato” rispetto al 2008 e che i miglioramenti normativi hanno reso il sistema meno vulnerabile. “Il settore bancario in sé è molto solido, con un buon patrimonio netto e una buona gestione del rischio”, ha affermato. “Il problema è che queste vulnerabilità, come la paura di corse agli sportelli, di dislocazioni e di crisi, possono manifestarsi ovunque, non solo nelle banche commerciali”.